lunedì, Dicembre 29, 2025
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Vertice a Mar a Lago, Trump: “Molto vicini a una soluzione, ma resta nodo Donbass”. Zelens…

AGI – Il presidente statunitense Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky hanno compiuto passi avanti verso un accordo che metta fine al conflitto tra Russia e Ucraina, ma nonostante i sorrisi stirati e i complimenti reciproci i punti chiave restano ancora irrisolti. Tra questi il destino della regione del Donbass, rivendicato da Mosca, l’area di libero commercio, e il futuro della centrale nucleare di Zaporizhzhia. E non è chiaro se il presidente russo Vladimir Putin accetterebbe l’accordo.

Trump e Zelensky hanno detto che i colloqui proseguiranno a gennaio, con la partecipazione anche dei leader europei. “Questo non è un accordo che si raggiunge in un giorno, è una questione molto complicata”, ha ammesso Trump dopo un pranzo durato ore con Zelensky e i consiglieri, ospitato nella dining room del resort Mar-a-Lago, a Palm Beach, in Florida. Il tycoon ha citato “uno o due problemi spinosi ancora irrisolti”, ma senza indicare quali. “Tra qualche settimana sapremo in un modo o nell’altro”, ha aggiunto.

Il contesto dei colloqui e l’ottimismo di Trump

Prima dell’incontro, ricevendo il suo ospite nel resort, aveva liquidato ai giornalisti le preoccupazioni sul fatto che Putin non fosse intenzionato seriamente a trovare un accordo, mentre le forze russe hanno intensificato gli attacchi all’Ucraina. “Putin è molto serio sulla pace“, ha detto il tycoon. Nel fine settimana almeno quattro persone sono rimaste uccise nei bombardamenti mentre trenta sono quelle ferite. Un attacco alla rete energetica di Kiev ha lasciato senza riscaldamento un terzo della popolazione che ancora vive nella capitale ucraina.

Le delegazioni e i risultati dichiarati

All’incontro a Mar-a-Lago le due delegazioni si sono trovate una di fronte all’altra. Trump era accompagnato dal segretario di stato Marco Rubio, il capo del Pentagono Pete Hegseth, il capo di gabinetto Susie Wiles, il capo dello stato maggiore congiunto, generale Dan Caine, l’inviato Steve Witkoff, il genero di Trump, Jared Kushner, Josh Gruenbaum, dei Servizi generali dell’amministrazione e il consigliere politico Stephen Miller. Per il team ucraino c’erano il capo negoziatore Rustem Umerov, il ministro dell’Economia Oleksiy Sobolev e il capo di stato maggiore Andriy Hnatov. Nella conferenza stampa organizzata dopo l’incontro, Zelensky ha parlato di “grandi risultati“, mentre Trump ha sottolineato il ruolo degli alleati europei, subito dopo consultati, inclusa la premier Giorgia Meloni, oltre agli altri leader, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron. Il tycoon ha ricordato almeno due volte di “essere vicini a un accordo” e manifestato ottimismo anche sulla questione della zona di libero mercato nel Donbass.

I nodi cruciali: Donbass, esercito e tregua

I passi avanti verso un’intesa sono stati fatti e molti. “Il novanta per cento“, ha ricordato Zelensky. Per Trump invece siamo al “novantacinque per cento“. Ma è su quel cinque o dieci per cento ancora irrisolto che si giocheranno le possibilità di un accordo nelle prossime settimane. La questione più delicata resta, come detto, il territorio. A novembre l’Ucraina ha respinto la richiesta russa di ritirarsi dalla regione di Donetsk per creare una zona smilitarizzata. Zelensky ha rilanciato, proponendo un’area di economia libera con soldi e osservatori internazionali. Putin non è d’accordo. L’Ucraina vorrebbe mantenere un esercito di almeno 800 mila soldati, considerati troppi da Mosca. Il Cremlino, inoltre, vuole l’intera regione del Donbass, che Kiev non è disposta a cedere.

Il referendum e la posizione di Putin

L’ipotesi referendum sul piano di pace, evocata da Zelensky alla vigilia dell’incontro di oggi, non appare neanche più così certa, anche perché il leader ucraino aveva chiesto in cambio almeno sessanta giorni di tregua. “Potremmo usare il referendum ma potremmo anche non usarlo“, ha detto Zelensky, compiendo un passo indietro. Da parte sua, Trump ha spiegato di condividere il punto di vista di Putin, contrario a una tregua nel momento in cui la guerra entra nel periodo invernale, la stagione più favorevole alle forze russe. Che cosa resta, allora? “O troviamo un accordo o la guerra durerà per molti anni“, aveva avvertito Trump prima di entrare nel resort con Zelensky. L’accordo completo ancora non c’è, Putin non sembra aver fatto passi indietro. Resta la guerra, che continuerà anche nei prossimi giorni – mentre il mondo si prepara a salutare il 2025 – a quasi quattro anni dall’inizio di quello che, secondo il Cremlino, doveva essere un conflitto lampo.

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