AGI – Ci sono pittori che vanno oltre la loro arte e diventano dei simboli di un’epoca. Tra questi c’è sicuramente Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), l’autore del ‘Quarto Stato’, dipinto che per decenni è stato uno dei simboli più potenti del movimento operaio italiano, che si tolse la vita nel suo studio ad appena 39 anni. A più di un secolo dall’ultima e unica mostra monografica dedicata all’artista piemontese nel 1920, alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (GAM) è stata presentata la mostra ‘Pellizza da Volpedo. I capolavori’, in apertura domani.
Un’esposizione che, in 40 opere, racconta il percorso artistico di Pellizza da Volpedo, concludendo con il suo capolavoro più conosciuto: il Quarto Stato, realizzato tra il 1898 e il 1901. La mostra è curata da Aurora Scotti e Paola Zatti, ed è co-prodotta dal Comune di Milano GAM – Galleria d’Arte Moderna con METS Percorsi d’Arte. Compongono il percorso quaranta opere tra dipinti e disegni provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, e un numero molto significativo di capolavori, considerando la breve vita dell’artista, morto a soli 39 anni.
Articolata nelle cinque sale al pianoterra della Villa Reale riservate alle mostre temporanee di GAM e nella sala del Quarto Stato al primo piano del museo, l’esposizione documenta l’intero percorso dell’artista, dalla formazione, avvenuta nei confini di un realismo che soprattutto nella ritrattistica Pellizza riuscì a interpretare con carattere e sicurezza, alla grande avventura divisionista, in una riflessione condivisa con gli altri grandi interpreti (da Previati a Grubicy, da Segantini a Morbelli) e sperimentatori di una tecnica destinata a imprimere un segno profondo nella generazione successiva, in particolare nell’avanguardia futurista.
Il ritorno del Quarto Stato alla GAM, nel luglio 2022, dopo un periodo di esposizione al Museo del Novecento, è stata l’occasione per riflettere sul valore complessivo di Pellizza da Volpedo nell’ambito dell’esperienza divisionista, anche grazie alla possibilità di un confronto diretto, nelle sale del museo, con alcuni capolavori assoluti della sua epoca, in particolare le grandi rappresentazioni di Gaetano Previati e Giovanni Segantini. Un confronto che spazia anche oltre la sperimentazione della tecnica pittorica, documentando i soggetti più tipici della pittura a cavallo tra i due secoli, da quelli legati al realismo sociale alle complesse tematiche ispirate dalle riflessioni di influenza simbolista.
Attorno al Quarto Stato, in una ricostruzione inedita e di grande impatto, sono esposti alcuni dei grandi cartoni preparatori, documentando da un lato la genesi dell’opera e dall’altro il legame dell’artista con la grande arte del passato, che Pellizza riesce a rievocare secondo una prassi tutta ottocentesca in un soggetto pieno del suo tempo.
“Dal 1921 – hanno sottolineato le due curatrici della mostra, Aurora Scotti e Paola Zatti – Milano non vedeva una mostra dedicata all’intera produzione di Giuseppe Pellizza. Un autore di fondamentale importanza nell’evoluzione da un lato dell’esperienza divisionista, ma anche del simbolismo italiano. E realizzarla alla GAM, che di lui conserva l’opera più nota, forse uno dei capolavori della pittura ottocentesca italiana, Il Quarto Stato, assume un significato ancor maggiore perché è qui che si custodiscono opere e autori più vicini a lui, come Segantini e Previati, in un insieme davvero imprescindibile per comprendere la portata della loro esperienza”.
La mostra, spiegano le curatrici, “ambisce anche a restituire la forza di un percorso, quello di Pellizza, che non si esaurisce nell’opera più nota del Quarto Stato, indagando tutta una produzione centrata sulla sperimentazione tecnica, sull’uso nuovo del colore e della luce, su temi nuovi e di sorprendente modernità”. La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Dario Cimorelli Editore e sarà visitabile dal 26 settembre al 25 gennaio 2026.