giovedì, Agosto 14, 2025
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A Padova il primo wine bar gestito da minori detenuti. “Un assistente sociale si è licenzi…

AGI – Da fuori è un wine bar come tanti altri: formula aperitivo con apericena, primi a buffet, musica dal vivo, qualche camera a disposizione per un b&b di prossima apertura. Ma il dietro le quinte è un modo a parte.

Si chiama “Xe Kidane la prima realtà italiana gestita da minori detenuti (fuori dalle mura del carcere). Tra le sale del locale e gli alloggi vanno e vengono in continuazione adolescenti condannati per spaccio, risse, violenze sessuali. Una 50ina in tutto tra minori e non, alcuni anche ergastolani o con pene molto pesanti. A gestirlo è Luca Favarin, già “Don Luca” ma dal 2023 tornato alla vita laica dopo anni di scontri e attriti con la Diocesi. 

 

Prima di Kidane il “format” inclusione-lavoro l’aveva applicato ai migranti: prima nel ristorante Strada Facendo poi nella cicchetteria (una sorta di wine bar in salsa veneta) Versi Ribelli. In tutto, fino ad oggi per un totale di circa 100 contratti di lavoro siglati ad altrettanti migranti che, proprio grazie a questo impiego, hanno potuto ottenere un permesso di soggiorno prima, e costruirsi una vita poi.

Da fuori, si diceva, Xe Kidane non è diverso da un normale locale alla moda. Ma dentro c’è tutt’altro. “Abbiamo avuto una assistente sociale che mi ha presentato la lettera di licenziamento dopo 4 ore dall’assunzione, un altro che ha mollato alla fine del turno del primo giorno di lavoro – racconta Luca Favarin all’AGI – abbiamo a che fare con ragazzi che arrivano da situazioni molto difficili e violente, ragazzi che parlano l’unico linguaggio che conoscono fatto di violenza, di spaccio, di aggressività, di vita di strada. Nessuno di noi può immaginare cosa possa significare lasciare i genitori a 6, 7 anni d’età, girare mezza Africa cavandosela da soli, prima di arrivare qui in Italia e vivere per strada più della metà della propria esistenza”. 

 

“Lo scopo di questa realtà frutto di 10 anni di lavoro non è solo quello non solo di far lavorare i ragazzi, che è bello e importante eh – prosegue – ma anche di fare in modo che la cittadinanza incontri un tema sociale senza avere un impatto sociale che magari potrebbe inibire. È un contesto che profuma di inclusione, una situazione di relax, anche emotivamente molto positiva, non respingente come invece potrebbe essere in molti casi l’idea di un minore condannato per spaccio o per violenza sessuale”.

Simbolo del locale tre ulivi arrivati dall’Andalusia, alti 15 metri, fortunosamente “sottratti” ad una partita di oltre 30 piante destinate alla sfarzosa residenza di un oligarca russo. 

 

 

 

 

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