martedì, Agosto 19, 2025
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Abercio, il primo turista spirituale: un viaggio mistico verso Roma

AGI – Si potrebbe dire che è stato il primo “turista spirituale”. Il suo nome è Abercio. Epoca: fine del II secolo d.C. Attività: vescovo di Geropoli (o Hieropolis), in Asia Minore, divenuto santo festeggiato il 22 ottobre. Segno particolare: bastone pastorale. E poi il record personale: ha dettato la prima iscrizione cristiana incisa sul ceppo di marmo conservato nel Museo Pio Cristiano della Capitale (una copia è al Museo della Civiltà Romana).

Abercio fece una cosa che a quei tempi era davvero straordinaria e che oggi sembra normale, come scrivere un commento personale alla fine di un libro appena letto, lasciare una recensione sul sito internet di un locale dove si è stati, oppure mettere nero su bianco le proprie impressioni sulla gita dalla quale si è tornati. Però, c’è un altro particolare a fare la differenza. Il vescovo racconta che non fu proprio sua e libera la decisione di venire a Roma, ma sentì agire su di sé una forza irresistibile che lo spingeva a raggiungere la Caput mundi. Il venerato ha inciso sulla pietra anche il nome delle terre che ha attraversato durante la sua esperienza archeo-mistica.

 

 

Ha scritto cosa ha visto: “Dalla pianura della Siria e tutte le sue città e oltre l’Eufrate”. Ha elencato pure le circostanze “interiori” nelle quali si è venuto a trovare: Gesù “mi mandò a Roma a contemplare la reggia e vedere una regina dalle vesti e dalle calzature d’oro [la Chiesa]”. Poi i riferimenti a personaggi e simboli: “Vidi colà un popolo [la comunità cristiana] che porta un fulgido sigillo [Battesimo]… avendo Paolo [il predicatore] con me, e la fede mi guidò dovunque e mi dette per cibo un pesce [il Salvatore] dalla fonte grandissimo, puro, che la casta Vergine [Maria] concepì e che [la fede] suole porgere a mangiare ogni giorno ai suoi fedeli amici, avendo un eccellente vino che suole donare col pane [corpo e sangue di Cristo]”. La conclusione sembra un po’ il testamento del credente: “Cittadino di una eletta città – ha terminato il vescovo turco – mi sono fatto questo monumento da vivo per avere qui una degna sepoltura”. Guida e itinerari erano spirituali, come quelli dei misteri di Roma Celeste.

 

 

 

 

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