venerdì, Ottobre 17, 2025
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AI, social e identità online. Mater Lingua riscrive i classici per la scuola digitale

AGI – Tre opere del passato per interrogare il presente. È questa la scommessa di Mater Lingua, il progetto che unisce teatro, scuola e formazione linguistica e che ogni anno coinvolge migliaia di studenti italiani in un percorso dove l’apprendimento diventa esperienza. 

Quest’anno, la rassegna mette in scena ‘Montecristo’, ‘Lazarillo’ e ‘Frankenst[AI]n’: tre produzioni che reinterpretano i classici attraverso le domande, le paure e le sfide della generazione digitale. Tre spettacoli in tre lingue, francese, spagnolo e inglese, per affrontare da vicino i temi dell’intelligenza artificiale, del cyberbullismo, della giustizia digitale, della ricerca di sé e del rapporto tra realtà e identità online.

“Montecristo”: la vendetta ai tempi degli algoritmi

Nel nuovo Montecristo, il celebre romanzo di Alexandre Dumas diventa un thriller del presente. Edmond Dantès non è più solo un uomo tradito: è un giustiziere digitale che usa la rete per smascherare la corruzione, difendere i più deboli e denunciare le ipocrisie del potere. La sua sete di vendetta si confonde con la sete di verità di chi vive in un mondo dove la reputazione può essere distrutta con un click. Sul palco si parla di privacy, cybersicurezza, fake news, ma anche di giustizia etica e di come la tecnologia possa trasformarsi, a seconda dell’uso, in strumento di libertà o di oppressione.

 

 

“Lazarillo”: crescere tra i social e la paura di sparire

Il Lazarillo di Mater Lingua riscrive l’opera picaresca spagnola, senza un autore riconosciuto, in chiave contemporanea. Il protagonista non è più un servo, ma un adolescente sospeso tra apparenza e autenticità, tra la voglia di essere notato e la paura di essere dimenticato. Lazarillo vive in un mondo dominato dai social: TikTok, Instagram, X diventano la piazza dove si gioca la propria immagine, dove tutto è misurato in like e visualizzazioni. I temi centrali sono il cyberbullismo e la fragilità identitaria di chi cresce costantemente esposto allo sguardo altrui. Lo spettacolo alterna ironia e introspezione, raccontando un’età in cui si cerca approvazione ma si desidera autenticità. È una riflessione sulla solitudine digitale e sulla necessità di riconoscersi, prima ancora di essere riconosciuti.

 

 

“Frankenst[AI]n”: l’etica della creazione nell’era delle macchine pensanti

In Frankenst[AI]n, l’opera di Mary Shelley si proietta nel XXI secolo. Qui il mostro non è generato da un esperimento elettrico, ma da un algoritmo: un’intelligenza artificiale capace di emozioni, errori e desiderio di appartenenza. Lo spettacolo affronta i grandi dilemmi dell’innovazione: fino a che punto la scienza può sostituirsi all’uomo?, chi è responsabile delle scelte di una macchina che imita l’empatia?, dove finisce il progresso e dove inizia la coscienza? Un racconto visionario che parla di tecnologia, ma soprattutto di umanità, e che invita studenti e docenti a riflettere sul potere creativo (e distruttivo) della conoscenza.

Il metodo

Il modus operandi di Mater Lingua si fonda sull’idea che la lingua non si studi, ma si viva. Ogni spettacolo, quindi, diventa un laboratorio esperienziale dove parola, gesto e musica si intrecciano. Gli studenti non sono spettatori ma parte attiva del racconto: interagiscono con gli attori, riflettono sui temi e poi rielaborano in classe ciò che hanno visto. “La mia dedizione all’insegnamento e il mio amore per le lingue mi motivano ogni giorno. È incredibilmente gratificante vedere studenti e docenti ispirati a dare il meglio di sé”, spiega Frederic Lachkar, direttore artistico di Mater Lingua. “L’incontro con l’Italia e la sua cultura mi ha insegnato l’importanza di abbracciare nuove esperienze con entusiasmo e curiosità.”

Le scenografie sono essenziali, costruite come spazi dell’anima; le musiche uniscono classico ed elettronico, simbolo del dialogo tra epoche; la regia è fisica, visiva, diretta, per restituire al pubblico l’urgenza del sentire.

Teatro e scuola, una lingua comune

Mater Lingua non propone solo spettacoli, ma un percorso educativo che coinvolge studenti, insegnanti e istituzioni scolastiche. L’obiettivo è usare il teatro come strumento di educazione emotiva e linguistica, capace di affrontare temi sociali reali – bullismo, disinformazione, identità digitale, etica scientifica – in una forma viva e accessibile. Un modo per dimostrare che i classici non sono reliquie del passato, ma lenti per leggere il presente. Perché, come recita il motto del progetto, “i classici non appartengono al passato, ma a chi ha ancora qualcosa da dire.”

 

 

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