sabato, Maggio 31, 2025
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Alberto Stasi e Chiara Poggi in gita al santuario, il giallo delle foto scomparse

AGI – Tra le tante fotografie andate perdute nella prima indagine sull’omicidio di Chiara Poggi ci sono quelle che ritraevano la ragazza uccisa a Garlasco il 13 agosto del 2007 e Alberto Stasi durante una gita in bicicletta al santuario della Madonna della Bozzola.

È il luogo di culto sul quale i media e anche gli inquirenti, seppure in modo marginale rispetto ad altre piste, si stanno concentrando negli ultimi giorni alla ricerca di un ulteriore, possibile scenario del delitto.

Le dichiarazioni dell’avvocato Lovati

Un’attenzione determinata anche dalle dichiarazioni dell’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, che pure ha ammesso di coltivare solo supposizioni, senza nessun documento che avvalori la tesi secondo cui Chiara avrebbe scoperto abusi sessuali nel santuario e, per questo “segreto”, sarebbe stata uccisa.

Il materiale sequestrato e scomparso

A quanto viene spiegato all’AGI, queste foto con “scene di coppia” nel luogo di culto facevano parte di un album di 41 pagine sequestrato il 20 agosto del 2007 ad Alberto Stasi, insieme ad altri reperti come martelli e attrezzi vari. Tutto il materiale venne spedito ai RIS di Parma per essere analizzato. Tutto, tranne il voluminoso raccoglitore con gli scatti e i loro negativi.

Quando si entrò nel vivo del processo d’appello-bis, disposto dalla Cassazione, la procuratrice Laura Barbaini chiese ai carabinieri di ricostruire dove fossero finite quelle fotografie che riteneva utili, perché a quella gita i due ragazzi andarono con la bicicletta “Umberto Dei” di Stasi, a cavallo della quale sedeva la fidanzata.

L’importanza delle scarpe

Per Barbaini sarebbe stato importante, tra le altre cose, vedere quali scarpe Stasi indossasse, in particolare se fossero quelle modello Frau con la suola a pallini. Delle calzature del killer si parla in queste ore perché potrebbe essere effettuata l’ennesima consulenza sul tema.

Non vennero scattate dai carabinieri “foto a quelle foto” dell’album, e già questa va considerata “un’amnesia”. Chi le sequestrò riferì poi che c’erano anche alcune immagini della gita al santuario, oltre ai negativi delle fotografie. Ovviamente, non essendoci materialmente le immagini, venne meno la loro possibile rilevanza a livello investigativo.

Un verbale senza seguito

Il verbale dell’acquisizione delle foto venne firmato da Stasi e dal suo avvocato di allora, Giovanni Lucido. Le foto non vennero né mandate ai RIS, né depositate in Procura e nemmeno restituite a Stasi, come accade quando un oggetto sequestrato non viene ritenuto di interesse ai fini degli accertamenti.

Non si trovarono neanche negli uffici dei corpi di reato delle Procure di Vigevano e di Pavia, dove vennero cercate in extrema ratio.

Il racconto della madre di Chiara

Di quella gita al santuario parlarono agli investigatori sia Alberto Stasi sia Rita Preda, la madre di Chiara. La questione ebbe un qualche rilievo perché i due giovani fidanzati ci andarono nell’aprile del 2007 per la festa di primavera, lei seduta sulla canna della “Umberto Dei” di lui. Rita Preda spiegò che quella sera Chiara tornò con una piccola abrasione alla caviglia, senza fuoriuscita di sangue. La difesa di Stasi sostenne che quel lieve infortunio giustificasse la presenza del sangue di Chiara sui pedali della bici di lui.

Le minacce di morte alla legale di Sempio

Intanto, l’avvocata Angela Taccia ha denunciato ai carabinieri di Abbiategrasso delle minacce di morte molto esplicite ricevute per la sua difesa di Andrea Sempio nell’ambito dell’indagine sull’omicidio di Garlasco. In particolare, a quanto apprende l’AGI, nelle ultime ore è arrivato alla sua mail un messaggio di una persona che afferma di voler ammazzare lei e l’indagato accusato di omicidio nell’indagine della Procura di Pavia. Nella mail, questa persona dice di considerare Sempio il colpevole del delitto. Dallo stesso mittente, Taccia ha ricevuto due mail alle quali è stata allegata una fotografia con un fucile a pompa assieme ad altri arnesi come pinze e martelli. Un’immagine esplicita ad accompagnare la minaccia di uccidere lei e Sempio.

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