martedì, Luglio 8, 2025
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Alcuni bruchi ingrassano (e rischiano di scomparire) mangiando plastica

AGI – Approfondito il ruolo dei bruchi della falena della cera, Galleria mellonella, noti come “bruchi plastivori”, nella biodegradazione del polietilene, la plastica più prodotta al mondo. A farlo uno studio guidato da Bryan Cassone, Professore di Biologia degli Insetti Parassiti e dei Vettori presso il Dipartimento di Biologia della Brandon University, in Canada, presentato alla conferenza annuale della Society for Experimental Biology, ad Anversa, in Belgiorivela. La ricerca mostra come questi bruchi siano in grado di metabolizzare la plastica in pochi giorni, trasformandola in lipidi immagazzinati come grasso corporeo. Dal 2017 si sa che i vermi della cera possono degradare il polietilene, ma il progetto attuale mira a comprendere i meccanismi biologici alla base di questo processo e gli effetti di una dieta esclusivamente plastica sulla salute degli organismi.

Il Dott. Cassone spiega che circa 2.000 bruchi possono decomporre un sacchetto di plastica in 24 ore, e che l’aggiunta di stimolanti alimentari come zuccheri potrebbe ridurre il numero necessario di vermi. Tuttavia, la plastica come unica fonte di nutrimento porta a una rapida perdita di massa e morte precoce degli insetti. Attraverso tecniche multidisciplinari che includono fisiologia animale, biologia molecolare e genomica, il gruppo di ricerca ha scoperto che i bruchi convertono la plastica in riserve lipidiche, analogamente a come gli esseri umani immagazzinano grassi dopo il consumo di cibi ricchi di lipidi.

Nonostante ciò, il danno alla salute dei vermi è significativo, ma i ricercatori sono ottimisti nel formulare diete integrate che possano migliorare la sopravvivenza e la forma fisica degli insetti.

Cassone suggerisce due possibili applicazioni pratiche: allevare in massa i bruchi della cera alimentati con polietilene integrato per la biodegradazione della plastica nell’ambito di un’economia circolare, oppure isolare e riprogettare i meccanismi microbici e biochimici coinvolti nel processo per applicazioni esterne. Inoltre, la produzione su larga scala di questi insetti potrebbe generare biomassa utilizzabile come alimento nutriente per l’acquacoltura, offrendo un’opportunità economica aggiuntiva. Questa ricerca apre nuove prospettive per affrontare l’inquinamento da plastica con soluzioni biologiche innovative, pur evidenziando la necessità di bilanciare efficacia e sostenibilità per la salute degli organismi coinvolti. 

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