AGI – Sviluppare un esame del sangue che permetta di predire il declino cognitivo nei pazienti con la malattia di Alzheimer. A questo obiettivo è stato orientato uno studio, presentato durante il Congresso 2025 dell’Accademia Europea di Neurologia (EAN) dagli scienziati dell’Università di Brescia.
Dettagli della ricerca
Il team, guidato da Alessandro Padovani e Andrea Pilotto, ha esaminato le cartelle cliniche di 315 pazienti non diabetici con deficit cognitivi, di cui 200 con malattia di Alzheimer precoce. Questa manifestazione della condizione è associata a un rischio quattro volte più elevato di declino cognitivo rapido.
Valutazione del parametro TyG
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a valutazione dell’indice trigliceridi-glucosio (TyG) e a un follow-up clinico di tre anni. Stando a quanto emerge dall’indagine, chi aveva TyG più elevato era associato a un peggioramento molto più rapido rispetto ai loro coetanei con valori più bassi.
Osservazioni cliniche
“Quando si diagnostica un lieve deterioramento cognitivo – afferma Bianca Gumina, dell’Università di Brescia – le famiglie chiedono sempre con quale rapidità progredirà, ma si tratta di un’informazione che, attualmente, può essere piuttosto complicata da elaborare”.
Risultati e implicazioni
“Siamo rimasti sorpresi – aggiunge – di verificare questo effetto solamente nello spettro delle malattie di Alzheimer, mentre ci aspettavamo fosse evidente anche in altre malattie neurodegenerative. Ciò suggerisce una vulnerabilità specifica della malattia allo stress metabolico durante la finestra prodromica, quando gli interventi possono ancora modificarne la traiettoria”.
Altri fattori di rischio
Un livello di TyG più elevato era associato anche alla rottura della barriera ematoencefalica e a fattori di rischio cardiovascolare, ma non mostrava alcuna interazione con il genotipo APOE 4. Questo suggerisce che i rischi metabolici e genetici possono agire attraverso percorsi distinti.
Prospettive future
Identificare i pazienti con elevati livelli di TyG, commentano gli esperti, potrebbe migliorare il processo di arruolamento per gli studi clinici. Nei prossimi step, gli scienziati cercheranno di capire se i livelli di questo parametro siano correlati anche a biomarcatori di neuroimaging per favorire una diagnosi e una stratificazione più precoci.
Conclusioni
“Se il targeting del metabolismo – conclude Gumina – può ritardare la progressione del declino cognitivo, potremmo facilmente individuare un bersaglio efficace nei farmaci emergenti, allo scopo di migliorare la vita dei pazienti“.