venerdì, Giugno 27, 2025
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Anna Wintour lascia Vogue US, fine di un’era nella moda globale

AGI – Miranda non l’avrebbe mai fatto, anzi lottò con tutti i suoi mezzi per restare alla guida della rivista più prestigiosa della moda. Ma la Miranda de “Il diavolo veste Prada” è un personaggio di fantasia, sia pure ispirato a situazioni reali ed esperienze vere della sua autrice, Lauren Weisberger. Anna Wintour è una persona in carne e ossa, anche se è considerata un’autentica leggenda della moda. Dirige da 37 anni, incontrastata e impareggiabile, Vogue US. Ma ha deciso di lasciare la guida della rivista considerata la Bibbia della moda. La deteneva ininterrottamente dal 1988, dettando legge nel settore, proprio come Miranda Priestly, impersonata nel film tratto dal romanzo omonimo da Meryl Streep. Nell’ultima riunione con il suo staff ha annunciato le dimissioni. Non sarà un addio completo. Anna Wintour a 75 anni manterrà la responsabilità dei contenuti globali del gruppo editoriale Condé Nast e la carica di direttrice editoriale di Vogue.

Una carriera iniziata a Londra

Anna Wintour, nata a Londra il 3 novembre 1949, è una figura centrale nel panorama dell’editoria di moda. La sua carriera è iniziata nel giornalismo di moda britannico, con posizioni a Harper’s & Queen e Vogue UK. Nel 1986, dopo un periodo a New York dove ha lavorato per New York Magazine, Wintour è tornata a Londra per dirigere Vogue UK.

La rivoluzione di Vogue USA

La svolta decisiva è avvenuta nel 1988, quando è stata nominata caporedattrice di Vogue USA. Sotto la sua guida, la rivista ha subito significative trasformazioni. Wintour è stata artefice di un cambiamento nell’approccio editoriale, privilegiando l’inserimento di celebrità nelle copertine al posto delle modelle tradizionali. Questa strategia, sebbene inizialmente discussa, ha contribuito ad ampliare l’appeal di Vogue oltre il pubblico strettamente legato alla moda, rendendola più accessibile e rilevante culturalmente.

Ruolo chiave in Condé Nast

Oltre alla direzione editoriale, Wintour ha consolidato il suo ruolo all’interno di Condé Nast, la casa editrice di Vogue. Dal 2013, ricopre la carica di direttrice artistica globale di Condé Nast, e dal 2020 è diventata anche Chief Content Officer globale della stessa azienda. Questo le ha permesso di estendere la sua influenza ben oltre la singola testata, supervisionando la direzione creativa di molteplici pubblicazioni del gruppo a livello internazionale.

Il Met Gala e la cultura pop

Un altro aspetto distintivo del suo operato è la riorganizzazione del Met Gala, l’evento annuale di raccolta fondi per il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York. Sotto la sua presidenza, l’evento è diventato un appuntamento di risonanza globale, attirando l’attenzione dei media e figure di spicco provenienti da moda, cinema, musica e politica, consolidando ulteriormente il legame tra alta moda e cultura popolare.

Una leadership visionaria

La sua presenza nel settore è stata caratterizzata da un impegno costante e da una visione chiara, che hanno contribuito a mantenere Vogue in una posizione di leadership nel settore delle riviste di moda per oltre trent’anni.

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