AGI – Nella regione della Cirenaica, nella Libia nordorientale, un team di archeologi italiani ha portato alla luce una grande necropoli rupestre presso l’antico sito di Cirene, patrimonio dell’umanità UNESCO. Questa scoperta, al di là della sua portata scientifica, incarna la forza della cultura come vettore di dialogo, anche in un Paese politicamente frammentato. Oliva Menozzi, professoressa dell’Università di Chieti-Pescara, guida la missione insieme a Oscar Mei (Università di Urbino) e Serenella Ensoli (Università Vanvitelli di Napoli). Cirene, ex colonia greca, si trova nella zona controllata dal Governo di stabilità nazionale (NSG), legato al generale Khalifa Haftar. “Il progetto di riqualificazione del sito è entusiasmante. Abbiamo già scavato cinque tombe e una sesta è in attesa di essere scoperta. L’ultima scoperta ci ha sorpreso: tombe rupestri a camera con facciate architettoniche e sarcofagi scavati direttamente nella roccia”, spiega Menozzi.
Nella tomba cosiddetta “arcaica” sono stati rinvenuti tre adulti e diversi bambini, accompagnati da un ricco corredo funerario composto da ceramica attica e locale, piccole anfore e tazze votive. «Questi oggetti testimoniano uno status aristocratico», spiega Menozzi. Sono evidenti le influenze greche ed ellenistiche: alcune tombe contenevano pregevoli teste di statue in marmo greco (Paros, Nasso o Atene) rappresentanti divinità funerarie come Demetra e Persefone.
Le tombe numero uno e tre, anch’esse dotate di una facciata architettonica, ospitavano i resti di diversi individui. Secondo le prime analisi, si tratterebbe di tombe di famiglia che abbracciano tre generazioni. È in corso uno studio sul DNA in collaborazione con Alfredo Coppa, antropologo della Sapienza di Roma e affiliato alla Harvard Medical School, nell’ambito di un progetto di mappatura genetica del sito. Un’altra interessante scoperta: due piccoli sarcofagi, inizialmente ritenuti di bambini, si sono rivelati in realtà depositi per la cremazione, una pratica rara a Cirene, dove predomina la sepoltura. Anche in questo caso gli oggetti offerti (vino, olio, fiori e semi) sono numerosi e preziosi.
La missione italiana, supportata logisticamente dal consolato italiano a Bengasi e finanziariamente dalla fondazione ALIPH, riprenderà a settembre per completare gli scavi, prima di spostarsi a gennaio nell’oasi di Jarrabub, a 280 km da Tobruk, per esplorare nuove tombe ellenistiche.
“A Cirene, i siti sono immersi in una rigogliosa pineta, in quella che viene chiamata la ‘Montagna Verde’. Il paesaggio ricorda l’antica Grecia”, sottolinea Menozzi. Conclude che “nonostante le divisioni in Libia, la cultura costruisce ponti. Le direzioni delle antichità di Tripoli e Cirene collaborano strettamente. Due contratti identici, firmati da due entità diverse, per lo stesso obiettivo: preservare un patrimonio comune”.