AGI – Torna libero Carlo D’Attanasio detenuto in Papua Nuova Guinea. La conferma viene anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Il nostro connazionale è stato liberato. Ora è ricoverato in ospedale per problemi di salute“, ha detto in una conferenza stampa all’Unità di crisi della Farnesina.
Assoluzione e ritorno in Italia
La Suprema Corte di Giustizia della Nuova Papua Guinea, nella giornata di ieri, lo ha assolto con formula piena dall’accusa di riciclaggio quale profitto del narcotraffico internazionale. Lo annuncia il difensore dell’uomo, l’avvocato Mario Antinucci. “Carlo D’Attanasio è stato assolto e, a piede libero dopo oltre 4 anni di detenzione in attesa di giudizio definitivo, è pronto a rientrare in Italia per curare le gravissime condizioni di salute in cui è stato costretto”, spiega il penalista. “D’Attanasio farà presto ritorno in Italia per essere curato a Roma nelle strutture sanitarie specializzate per la patologia ontologica che lo affligge da oltre 2 anni. Confidiamo” conclude Antinucci.
Arresto e accuse
D’Attanasio, nel 2020 stava compiendo un giro del mondo in barca a vela, e fu arrestato in Papua Nuova Guinea. Le accuse iniziali erano pesantissime: traffico internazionale di cocaina, in relazione al ritrovamento di oltre 600 chili di droga a seguito dello schianto di un piccolo aereo sull’isola. Successivamente, le imputazioni si sarebbero evolute, arrivando a toccare anche il riciclaggio internazionale, con una condanna a 19 anni di carcere emessa a fine 2023, basata, secondo la difesa, su indizi e un processo viziato da numerose irregolarità.
Caso diplomatico e umanitario
La vicenda di D’Attanasio ha presto assunto i contorni di un caso diplomatico e umanitario. Le sue condizioni di salute, aggravate da un tumore al colon giunto a uno stadio avanzato, hanno reso la sua detenzione ancora più drammatica. Numerosi appelli sono stati lanciati dalla famiglia, da associazioni e dalla diplomazia italiana per il suo rimpatrio, invocando ragioni umanitarie e il rispetto dei diritti fondamentali, spesso disattesi, secondo le denunce, nel carcere di Port Moresby.
Denunce e battaglia legale
I suoi legali hanno denunciato le “condizioni disumane” della detenzione, i continui rinvii processuali e la presunta mancanza di un giusto contraddittorio. La battaglia legale si è protratta attraverso ricorsi e udienze, con il tentativo di ottenere il suo trasferimento in Italia per ricevere le cure mediche necessarie, tentativo che, purtroppo, in precedenza non aveva avuto esito positivo presso la Corte Suprema della Papua Nuova Guinea.