giovedì, Luglio 31, 2025
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Cancro al fegato, un nuovo trattamento promette risultati

AGI – Le cellule tumorali del fegato prosperano grazie al grasso, rappresentando un grave rischio di diagnosi di cancro per milioni di persone affette da steatosi epatica. Ma i ricercatori della McMaster University, in collaborazione con Espervita Therapeutics, hanno sviluppato un nuovo trattamento che aiuta il sistema immunitario ad attaccare e distruggere questi tumori.

La scoperta, descritta in dettaglio in uno studio pubblicato su Nature il 30 luglio 2025, apre nuove possibilità per rallentare la crescita tumorale e potenziare le difese naturali dell’organismo. Questo è particolarmente importante, poiché gli attuali trattamenti per il cancro al fegato non sono molto efficaci, con meno di una persona su cinque che sopravvive più di cinque anni.

Il ruolo dell’enzima ACLY e delle cellule B

I ricercatori si sono concentrati su un enzima chiamato ATP citrato liasi (ACLY), che svolge un ruolo chiave nella conversione degli zuccheri in grassi, e hanno progettato un farmaco che inibisce o “disattiva” selettivamente l’enzima nel fegato. Il risultato è stato promettente: i tumori sono stati rilevati e uccisi. Ancora più entusiasmante per i ricercatori è stata la scoperta inaspettata che la risposta immunitaria non era innescata dalle ben note cellule T che combattono il cancro, ma dai loro cugini meno noti: le cellule B.

Steatosi epatica e il farmaco EVT0185

La steatosi epatica, formalmente nota come malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica (MASLD), colpisce circa otto milioni di canadesi. Di questi, il 20% svilupperà steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASH), una forma specifica e più grave di steatosi epatica, che aumenta drasticamente il rischio di sviluppare un cancro al fegato. Il farmaco che inibisce l’enzima ACLY si chiama EVT0185 ed è stato somministrato a topi con MASH e cancro al fegato.

I topi a cui è stato somministrato il farmaco presentavano meno tumori, più vulnerabili all’attacco delle cellule immunitarie, in particolare delle cellule B. I ricercatori sottolineano che sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio come il blocco dell’ACLY nei tumori migliori gli effetti del sistema immunitario e se una risposta simile indotta dalle cellule B possa verificarsi negli esseri umani e in altri tipi di cancro.

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