giovedì, Dicembre 5, 2024
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Cani, gatti e scoiattoli: la “svolta bestiale” di Trump

AGI – La morte di Peanut, lo scoiattolo star di Instagram sottoposto a eutanasia dopo aver morso il dito a un funzionario della fauna selvatica di New York, è l’ultimo caso legato agli animali che ha finito per spingere la campagna elettorale di Donald Trump verso il trionfo.

Il vice del tycoon, il senatore J. D. Vance, aveva usato questa storia per rilanciare la sua battaglia contro l’immigrazione: “Mentre questo governo lascia entrare indisturbati gli immigrati clandestini, sopprimiamo un povero scoiattolo”. “I Democratici – aveva aggiunto – hanno ucciso l’Elon Musk degli scoiattoli”.

 

 

Peanut era stato portato via dalla casa di Mark Longo a Pine City, New York, dopo aver morso il dito a un funzionario durante un’ispezione. Lo scoiattolo viveva da sette anni a casa di Longo ed era diventato una celebrità sui social, dove era apparso anche con indosso un cappellino da baseball. Ma a causa dell’incidente e al fatto che è vietato nello Stato di New York tenere in casa animali selvatici, Peanut era stato soppresso. La notizia aveva sconvolto i 720 mila follower su Instagram. Una raccolta fondi in nome di Peanut aveva raggiunto in poche ore i 200 mila dollari. L’incidente è stato utilizzato dai Repubblicani per accusare i Democratici di non avere cuore, e attaccare Kamala Harris sulla politica migratoria.

 

La “svolta bestiale” di Trump

Se si può parlare di “svolta bestiale” è perché altri animali sono stati protagonisti della campagna elettorale e le loro storie torneranno ora che Trump sta formando il nuovo governo. Anche se, rispetto a Peanut, sono di segno diverso: sono stati usati per lanciare bufale, giusto per restare in tema, o soppressi in modo spietato.

 

 

Solo due mesi fa i Repubblicani avevano rilanciato la storia falsa degli immigrati haitiani che a Springfield, Ohio, si nutrivano di cani e gatti rapiti dalle case delle famiglie americane. E al governo è stata chiamata adesso come segretario agli Interni Kristi Noem, governatrice del South Dakota, la cui carriera politica sembrava bruciata qualche mese fa, dopo aver rivelato, nella sua autobiografia, di aver ucciso a sangue freddo il suo giovane cane da caccia, Cricket, solo perché non si era dimostrato all’altezza del suo compito.

Poi è emerso che Kevin Roberts, regista del controverso Project 2025, il piano di transizione autoritaria, aveva ammesso di aver ucciso nel 2004 a colpi di vanga il pit bull del suo vicino. Del governo Trump farà parte anche Robert Kennedy Jr, che in piena campagna elettorale ha ammesso di aver scaricato a Central Park la carcassa di un orso trovato morto lungo la strada, mettendo in piedi una messa in scena come se l’animale fosse stato ucciso da un ciclista. Kennedy inizialmente si era caricato in macchina la carcassa, per metterla nel congelatore di casa e mangiarne poi la carne, ma quel giorno aveva fatto tardi ed era in attesa di prendere l’aereo, per cui aveva deciso di liberarsi dell’orso a Central Park. Anche in quel caso la rivelazione aveva provocato indignazione negli animalisti, ma la storia non ha fatto perdere popolarità al personaggio e al tycoon, di cui è diventato uno dei principali alleati.

Trump, primo presidente americano dopo anni a non avere cani e gatti, e deciso a non portarne uno alla Casa Bianca, si potrà consolare sapendo che le persone che gli stanno attorno, da Kennedy Jr a Noem, hanno rapporti complicati con gli animali. 

 

 

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