AGI – La Procura di Roma ha chiuso l’inchiesta che vede indagata l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, accusata di stalking, lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione ai danni dell’ex Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. A Boccia – che rischia il processo dopo il 415 bis notificato dai pm – è contestato anche il reato di false dichiarazioni nel curriculum redatto per l’organizzazione di eventi. Nel procedimento risultano parti offese Sangiuliano, sua moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli.
Nel capo di imputazione relativo allo stalking a carico dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, i pm, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, scrivono che l’indagata “con condotte reiterate, ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale rivolte verso Sangiuliano – con cui intratteneva una relazione affettiva extraconiugale e anche successivamente alla definitiva rottura dei rapporti – cagionava nello stesso un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, in modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale, a evitare i luoghi abitualmente frequentati, limitare le uscite private e pubbliche e partecipazioni a convegni o viaggi istituzionali e privati”.
Pressioni per ottenere un ruolo e isolamento dello staff
Boccia, è scritto nell’atto, “chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, ed avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff”.
Controllo del telefono e imposizioni personali
Secondo i magistrati, Boccia “effettuava plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato da Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo, anche pretendendo la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni o, in alternativa, di consentirle accesso da remoto”.
Gesti simbolici e manipolazione
“Imponeva all’allora ministro, quantomeno a partire dall’11 giugno 2024, di non portare la fede nuziale e, infine, la sottraeva”. Prima del 22 luglio 2024, faceva poi credere al giornalista di aver mandato la foto dell’anello alla moglie “via WhatsApp”.
Le dimissioni del Ministro Sangiuliano
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha rassegnato le dimissioni irrevocabili il 6 settembre 2024, decisione prontamente accolta dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La vicenda che ha condotto all’uscita di Sangiuliano dall’esecutivo è legata alla sua relazione con l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia.
La relazione e le accuse pubbliche
Il caso è deflagrato in seguito alle dichiarazioni della stessa Boccia, che ha reso pubblica la sua relazione con il ministro, sostenendo di averlo accompagnato in diverse trasferte istituzionali in qualità di sua consigliera, con spese a carico del dicastero. Tali affermazioni hanno immediatamente sollevato un polverone politico e mediatico, con le opposizioni che hanno chiesto chiarimenti e le dimissioni del ministro.
La difesa del ministro
In un primo momento, Sangiuliano ha tentato di resistere alle pressioni, negando fermamente ogni addebito riguardo a un uso improprio di fondi pubblici. Ha ammesso la relazione personale, ma ha precisato che la signora Boccia non ha mai ricoperto un ruolo ufficiale all’interno del ministero né ha ricevuto rimborsi o compensi. In un’intervista televisiva, il ministro aveva difeso la sua posizione, pur mostrandosi provato dalla situazione.
Le dimissioni e il nuovo ministro
Con il passare dei giorni e l’intensificarsi delle polemiche, la posizione di Sangiuliano è diventata insostenibile. Nella sua lettera di dimissioni, ha ribadito la sua totale estraneità a qualsiasi illecito, affermando di volersi difendere nelle sedi opportune senza coinvolgere l’istituzione governativa. “È in gioco la mia onorabilità”, ha dichiarato, annunciando azioni legali a tutela della sua immagine. La vicenda è finita anche al centro di un’istruttoria da parte della Corte dei Conti per verificare eventuali danni erariali.