(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Minacce, polemiche, interventi politici. E’ accaduto tutto fuori dall’aula, oggi, nel processo per stupro di gruppo a carico di Ciro Grillo, il figlio del fondatore del M5S Beppe Grillo, e dei suoi tre amici, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. A partire dalle polemiche suscitate dopo le domande poste, nel controesame, dall’avvocata di Corsiglia, Antonella Cuccureddu alla giovane italo-norvegese che nel luglio del 2019 denunciò i 4 giovani per violenza sessuale. Domande ritenute “troppo intime”, come quella di chiedere perché “durante il rapporto orale” non avrebbe “usato i denti” per opporsi, oppure sulla posizione del corpo della ragazza. Domande che hanno provocato un vero e proprio terremoto anche politico, con le dichiarazioni di alcune deputate come l’ex Presidente della Camera Laura Boldrini che attacca la legale: “Questo modo di difendere imputati per stupro è sconvolgente e scandaloso. Questa è vittimizzazione secondaria, un’altra forma di violenza che colpisce le donne che denunciano. E non ha nulla a che fare con il diritto di difesa di chi è accusato. Questa è misoginia e deve restare fuori dai tribunali”, dice.