lunedì, Ottobre 6, 2025
spot_imgspot_imgspot_imgspot_img

Centrosinistra: idea programma ‘in tour’. Incombe il nodo premiership

AGI – Intercettare la ‘scintilla’ che arriva dalla società civile e che si è vista anche nelle ultime ore nelle piazze italiane. L’obiettivo viene indicato da tre leader del fronte progressista su quattro. Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli appaiono in rapida sequenza sul palco di Rumore, il festival di Fanpage. Manca Giuseppe Conte, fermato da una indisposizione che lo ha tenuto lontano anche dalla delegazione M5s in piazza sabato a Roma.

In particolare, Elly Schlein sottolinea come, nel corso degli anni, il Partito Democratico e il centrosinistra in generale non sono stati capaci di stare con i piedi piantati nella realtà. Un requisito necessario, per la leader dem, per creare una convincente proposta alternativa alla destra. “Il centrosinistra deve mettersi in ascolto con umiltà e non litigare sullo zero virgola”, sottolinea la dem, “dobbiamo tornare in mezzo alla gente, siamo in un tempo e una fase diversa, che non è più nemmeno quella dei grandi partiti di massa, senza l’ossessione di mettere cappelli sopra a questo o a quel tema”.

È il terzo ingrediente, per dirla con Nicola Fratoianni, per aspirare a vincere, prima, e poi a governare. Gli altri due sono l’unità, vero e proprio mantra della segretaria dem, e la piattaforma programmatica. “Abbiamo alcune condizioni necessarie ma non sufficienti per rendere convincente l’alternativa al governo”, dice Fratoianni. “Una alleanza larga: senza l’unità la partita non si gioca neanche. L’unità, però, non è sufficiente da sola. Dobbiamo presentare un programma che dica, se vinciamo noi cambia tutto. La terza condizione, il terzo ingrediente – e su questo siamo molto indietro – è ricostruire una alleanza con questo Paese, bisogna riattraversarlo. Bisogna ricostruire elementi di mobilitazione”.

Da qui la proposta del leader Avs: “Dico alle segretarie e ai segretari delle altre forze, facciamo presto: mettiamo in campo una proposta e giriamo il Paese per presentarla”. Sullo sfondo resta il nodo dell’alleanza: la premiership. Schlein e Conte hanno scelto da tempo lo schema a tre, con Pd e M5s a cui si aggiunge Avs. Il nocciolo attorno al quale, è la speranza, coagulare altre forze politiche e sociali. I centristi di Italia Viva e Azione, da questo punto di vista, sembrano lontani. Chi di più, chi di meno.

“È da un pezzo che” Carlo Calenda “ha scelto il centrodestra”, osserva Bonelli. Il leader di Italia Viva, al contrario, si è ritagliato il ruolo di “gamba centrista” del centrosinistra, ingaggiando nell’Aula di Palazzo Madama ‘duelli’ serrati con gli esponenti di governo, Antonio Tajani in primis. Il principio che guiderà la scelta del candidato o della candidata premier, quindi, sarà definito dentro questo perimetro. Nelle regioni, questo schema sembra funzionare: la segretaria dem considera un successo politico l’essere riusciti a mettere in campo la stessa alleanza in tute le regioni e il “non aver litigato un solo minuto sulle liste”.

Ma quando si tratterà di scegliere chi mettere in campo contro Meloni, questo clima di concordia reggerà? Molto dipenderà dalla legge elettorale, come segnalato più volte anche da Matteo Renzi. Se rimarrà quella in vigore, sarà il leader o la leader della forza politica che prenderà più voti a correre per Palazzo Chigi. Ma se cambierà, magari con l’indicazione del premier sulla scheda elettorale, allora la strada più percorribile sarà quella delle primarie di coalizione. E su questo, si affastellano ricostruzioni e retroscena che parlano di una ‘manovra’ congiunta fra Schlein e Meloni per ritoccare la legge elettorale.

La segretaria Pd smentisce categoricamente e, anzi, li legge come un tentativo della destra di ‘spaccare’ il fronte progressista: “Non ho mai parlato di legge elettorale con Meloni. A destra c’è voglia di cambiare la legge elettorale perché ora che, dopo anni, abbiamo riunito le forze del centrosinistra hanno paura di perdere”. Si torna così al mantra di Schlein, quel “testardamente unitari” che ha guidato l’azione della dem. Una compattezza che Schlein rivendica anche per il suo partito. “Io vedo che abbiamo un partito più compatto che mai attorno a questa piattaforma e al partito che abbiamo costruito. Le elezioni che abbiamo vinto le abbiamo potute vincere con questa unità. Siamo usciti da una fase in cui il Pd non si sapeva se fosse carne o pesce, ora abbiamo una piattaforma chiara”.

Ma se il Partito Democratico ha acquisito una più netta identità di ‘sinistra’, fanno notare dalla minoranza dem, vuol dire che ha perso la propria vocazione originaria, quella di rappresentare le culture socialista, cattolica e liberale. I riformisti del Pd chiedono da tempo un luogo per discutere di questo, oltre che degli snodi elettorali dell’ultimo anno. Una richiesta ‘congelata’ in attesa della lunga maratona di elezioni regionali. Il 24 ottobre, però, l’ala critica nei confronti della segretaria tornerà a farsi sentire con una iniziativa che si terrà a Milano. In quella sede Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Lia Quartapelle, Filippo Sensi e altri chiameranno a raccolta tutto il mondo riformista, dentro e fuori il Pd.

Si parlerà di welfare e crescita, ma anche dei conflitti internazionali. Temi cari a Paolo Gentiloni, punto di riferimento dell’ala riformista e cattolica, che sarà presente. Non si tratta della nascita di una corrente, sottolinea chi lavora all’iniziativa, ma della costruzione di una nuova area culturale accogliente per i riformisti. Di sicuro, l’iniziativa di Milano rappresenterà l’addio ufficiale a Energia Popolare, l’area culturale guidata da Stefano Bonaccini a cui i ‘riformisti duri e puri’ rimproverano di non esercitare un vero ruolo di opposizione interna. 

 ​ Read More 

​ 

VIRGO FUND

PRIMO PIANO