AGI – Ieri, secondo quanto apprende l’AGI, lo stato maggiore di Fratelli d’Italia (non la premier Giorgia Meloni impegnata all’assemblea Onu) ha avuto sulla prossima legge di bilancio una riunione operativa presieduta dal viceministro al Mef, Maurizio Leo. Un primo giro di tavolo per mettere a fuoco le proposte su cui puntare.
Nelle scorse settimane Forza Italia aveva già stilato un documento programmatico sulla manovra, chiedendo di mettere al centro il taglio dell’Irpef per i redditi fino a 60 mila euro e la stabilizzazione dell’Ires premiale. Mentre la Lega più volte si è riunita alla presenza di Matteo Salvini per rilanciare, tra l’altro, la rottamazione delle cartelle.
Mancano ormai poco più di 20 giorni al Cdm che varerà la prossima manovra, mentre la prossima settimana arriva in Aula il Dpfp, con le stime sull’andamento macroeconomico. Nella riunione di FdI sarebbe emerso, secondo quanto si apprende, che circa dieci miliardi potrebbero essere destinati a misure fiscali, ma i margini restano stretti anche se – come ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – il quadro economico resta positivo. Lo scorso anno le spese destinate ai capitoli lavoro, impresa e crescita economica avevano impegnato poco più di 20 miliardi sugli oltre 30 della manovra.
La tesi che sarebbe prevalsa in FdI, sempre secondo quanto si apprende, è che la rottamazione delle cartelle, caldeggiata dalla Lega, costerebbe troppo per quelle che sono le risorse a disposizione. Da qui le perplessità sulla fattibilità dell’operazione perorata dal partito di via Bellerio. Stime parlano di una operazione che richiederebbe non meno di 2 miliardi per la versione più ridotta. Potrebbe riguardare una platea molto ristretta (e comportare risorse per un miliardo) o non far parte della legge di bilancio con una ‘virata’ su misure – argomenta una fonte che ha partecipato all’incontro – di adempimento spontaneo facilitato. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in settimana ha specificato che “l’obiettivo è la pace fiscale, un termine migliore di rottamazione. È una battaglia storica della Lega, ci stiamo lavorando. Siamo ormai in vista di un risultato che ritengo assolutamente ragionevole”.
L’obiettivo principale della maggioranza per la manovra resta quello di ridurre la pressione fiscale sul ceto medio. Come avrebbe spiegato Leo nella riunione, si deciderà di puntare sull’abbassamento dell’Irpef dal 35 al 33 per cento sui redditi fino a 50.000 euro (difficilmente fino a 60.000 euro). Per questa misura si calcola da settimane siano necessari almeno 4 miliardi di euro. Ma, come già avvenuto l’anno scorso, dovrebbero essere rimodulate le detrazioni per fare in modo che a beneficiare dell’intervento governativo non siano le fasce alte.
Nella manovra troveranno spazio anche misure sulla detassazione degli straordinari, su cui al momento figurano le stesse aliquote fiscali delle retribuzioni dell’orario ordinario. Si farebbe strada anche l’ipotesi di introdurre facilitazioni sul capitolo sanità, agevolando gli operatori ma allo stesso tempo dando risposte alle spese previste dai cittadini che non rientrano nel servizio sanitario nazionale. Si tratta della spesa out-of-pocket che si riferisce ai pagamenti diretti effettuati dai cittadini di tasca propria per prestazioni sanitarie non coperte dal Servizio Sanitario Nazionale o dall’assicurazione, includendo ticket, farmaci, dispositivi medici e visite specialistiche.
Nel 2023, questa spesa in Italia ha superato i 40 miliardi di euro, rappresentando un aumento significativo e un indicatore delle crescenti difficoltà di accesso al Servizio sanitario nazionale. Resta confermata l’attenzione sulla casa e sulle famiglie, con misure per contrastare l’inverno demografico. “Risparmiando sulla rottamazione delle cartelle si potrebbero trovare maggiori risorse sulla natalità e sul taglio delle tasse”, argomenta un’altra fonte. Nella maggioranza prosegue inoltre il dibattito sulle fonti di finanziamento della manovra. Si attende di capire dalla Ragioneria dello Stato i margini di azione. Il 30 settembre, tra l’altro, si conclude la nuova finestra per aderire al concordato preventivo da cui potrebbero arrivare altre risorse. Si ipotizza di un nuovo possibile contributo da parte delle banche, sul modello dello scorso anno con l’anticipo delle imposte non differibili.
Giorgetti ha parlato di un possibile “pizzicotto alle banche” chiamandole a contribuire. “Non so quanti siano contenti di pagare le tasse. Per definizione, credo che sia un sacrificio. Dobbiamo dare sollievo in base alla capacita’ di ciascuno di contribuire e di sopportare questo sacrificio”, ha detto il ministro rispondendo allo scetticismo espresso dal presidente di Abi circa una proposta di tassazione. La premier Meloni ha sostenuto che “nel caso delle banche dobbiamo adottare non un approccio punitivo ma aprire un confronto aperto e costruttivo”.
Mentre FI ha più volte manifestato i dubbi sulla necessita’ di un intervento sugli istituti di credito. In Aula entro il 2 ottobre arriverà il ‘Documento programmatico di finanza pubblica’, ovvero il primo dei documenti di contabilità pubblica che conducono alla legge di bilancio. Le stime che filtrano parlano di una possibile crescita del Pil al +0,5% nel 2025 e al +0,7% nel 2026. Entro il 15 ottobre invece arriverà il Documento programmatico di bilancio, che precede di pochi giorni il varo della manovra. Domani mattina, intanto si torna a riunire la cabina di regia sul Pnrr che chiuderà il capitolo sulla revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza in vista delle comunicazioni del ministro Tommaso Foti – che oggi ha incontrato i sindacati – di fine mese, con il voto previsto delle Camere.