AGI – Al via oggi le celebrazioni per il 90esimo compleanno del Dalai Lama – che ricorre il 6 luglio – mentre sale l’attesa per la successione del leader spirituale tibetano in esilio, con un suo messaggio programmato per il 2 luglio.
Proprio oggi, durante la preghiera organizzata a McLeod, in India dove, migliaia di fedeli buddisti si sono riuniti per omaggiarlo, il Dalai Lama ha dato la più chiara indicazione sull’istituzione, che ha 600 anni: continuerà dopo la sua morte. In un discorso pronunciato in tibetano, ha affermato che “per quanto riguarda l’istituzione del Dalai Lama, ci sarà una sorta di quadro entro cui potremo parlare della sua continuazione”.
Chi è il Dalai Lama
Il 90esimo compleanno del Dalai Lama, nato nel 1935 in una famiglia di contadini, è più di un semplice traguardo personale. Fu identificato nel 1936 quando superò una prova indicando oggetti appartenuti al precedente occupante della carica, e venne allora acclamato come la quattordicesima reincarnazione.
Durante il suo mandato, non ha perseguito la piena indipendenza per il Tibet, ma piuttosto una politica definita come “Via di Mezzo” che mira a una maggiore autonomia. Il Dalai Lama si è dimesso dalla carica di capo politico del suo popolo nel 2011, passando il testimone del potere laico a un governo eletto democraticamente da 130 mila tibetani in tutto il mondo.
Mentre la Cina lo condanna come ribelle e separatista, il Dalai Lama, riconosciuto a livello internazionale, si descrive come un “semplice monaco buddista”. Il 2 luglio, il carismatico leader buddista Tenzin Gyatso, vincitore del Premio Nobel per la Pace, dovrebbe rivelare ufficialmente se ci sarà un altro Dalai Lama dopo di lui. Ha già affermato che l’istituzione continuerà solo se ci sarà una forte richiesta popolare.
Una figura centrale per il Tibet, in difesa da Cina
I festeggiamenti del suo compleanno e la riunione del 2 luglio hanno un profondo significato per i tibetani, ma anche per i sostenitori di tutto il mondo che vedono il Dalai Lama come un simbolo di non violenza, compassione e della duratura lotta per l’identità culturale tibetana sotto il dominio cinese.
Molti tibetani in esilio temono che la Cina nomini un successore per rafforzare il controllo su un territorio in cui ha inviato truppe nel 1950 e dal quale il Dalai Lama è fuggito nel 1959. In merito all’istituzione che rappresenta il Dalai Lama, le autorità ricordano in questi giorni che nel corso degli ultimi sei secoli alla guida del buddismo tibetano si sono succeduti in 14: tutte reincarnazioni dei loro predecessori e scelti attraverso un processo tanto complesso quanto oscuro ai non iniziati.
Attesa per la riunione del 2 luglio
Penpa Tsering, il sikyong, ovvero il capo del governo con sede nella città indiana di McLeod Ganj, sulle colline himalayane, ha dichiarato che il 2 luglio si sarebbe tenuta una riunione dei più anziani religiosi tibetani, o lama. “Ci sarà una breve riunione di tutti i lama principali, circa nove, con Sua Santità (il Dalai Lama)”, ha detto Tsering ai giornalisti, aggiungendo che in seguito si sarebbe aperto un incontro religioso.
“All’apertura della conferenza religiosa ci sarà un videomessaggio di Sua Santità”, ha aggiunto. Non sono stati forniti dettagli su quale sarà il messaggio, ma tra i tibetani in esilio c’è un ampio sostegno alla continuazione della carica di Dalai Lama. Sarà quindi l’Ufficio del Dalai Lama – il Gaden Phodrang Trust di McLeod Ganj – ad avere la responsabilità formale della nomina del prossimo leader.
Gli oracoli del Dalai Lama XIV
Dalai Lama ha assicurato che lascerà “chiare istruzioni scritte” alla sua morte. Ha in particolare promesso di consultarsi con i membri della sua comunità per determinare “se vi sia un consenso sulla necessità di prorogare il suo mandato”.
Il prescelto alla sua successione dovrà essere nominato “secondo le procedure di ricerca e nomina stabilite in passato dalla tradizione buddista tibetana”, ha sottolineato. Tra queste, “la consultazione dei protettori vincolati dal giuramento del Dharma”, o Insegnamento, tra cui la dea Palden Lhamo e l’Oracolo di Nechung.
I buddhisti tibetani credono che il Dalai Lama sia una reincarnazione riconosciuta del “bodhisattva della compassione”, che fece voto di rinascere per aiutare tutti gli esseri viventi, piuttosto che raggiungere il nirvana.
Indizi sul possibile successore
Tra gli indizi forniti finora dal Dalai Lama in carica, il suo successore, il XV, dovrà provenire da un territorio al di fuori della Cina, dal “mondo libero”. Il XIV Dalai Lama ha già ipotizzato che il suo successore potrebbe essere una donna, un adulto o addirittura che lui stesso possa essere l’ultimo della linea di successione. Tutti i Dalai Lama provengono da famiglie nobili o da pastori nomadi, la maggior parte dei quali nati nelle regioni centrali del Tibet. La scelta di un successore dipenderà, inoltre, dalla volontà del popolo tibetano, chiamato a valutare sul futuro dell’istituzione e sulla necessita’ di nominare un successore.
L’iter della nomina
Tutti i Dalai Lama, fino a oggi, sono stati uomini, riconosciuti come bambini e che hanno assunto l’incarico da adolescenti. Tuttavia non tutti furono identificati in questo modo. Nel 1758, l’ottavo monaco, Jamphel Gyatso, fu identificato quando, da bambino, tentò di assumere la posizione del loto nella meditazione. Quanto al secondo, Gedun Gyatso, nato nel 1475, ricevette l’investitura dopo aver confidato ai genitori di voler vivere in un monastero e che il suo nome era quello del precedente Dalai Lama.
“La maggior parte delle persone comuni dimentica le proprie vite passate mentre attraversa il processo di morte, vita intermedia e rinascita. La logica e le prove devono essere usate per spiegare loro lo stadio della reincarnazione”, scrisse l’attuale Dalai Lama nel 2011. Quando più candidati sono idonei alla nomina, la loro elezione avviene tramite sorteggio. Un metodo prevede la scelta del fortunato vincitore tramite estrazione da un’urna piena di palline di pasta in cui sono nascosti fogli di carta con i nomi dei candidati. Utilizzata in passato a questo scopo, un'”urna d’oro” è ora in possesso delle autorità cinesi, che non hanno fatto mistero della loro intenzione di nominare il futuro Dalai Lama. L’attuale Dalai Lama ha tuttavia avvertito che questa “urna d’oro” sarebbe “privata della sua qualità spirituale” se utilizzata in modo disonesto.
La posta in gioco per la regione
Pechino rivendica la sovranità sulla regione, che chiama Tibet meridionale. La demarcazione dei circa 3.500 km che separano le due maggiori potenze asiatiche è oggetto di intense controversie e tensioni. L’annuncio stesso della nomina del Dalai Lama potrebbe aprire scenari diversi, come già successo in passato. La scelta del quinto di loro, Lobsang Gyatso, nel 1617, fu quindi tenuta segreta a causa della “turbolenta situazione politica” fino al 1642, quando compi’ 25 anni.
Lo stesso re aveva ordinato che la sua morte fosse tenuta segreta e che fosse annunciato il suo “pensionamento prolungato”. Per trarre in inganno i fedeli, la sua veste cerimoniale fu ostentatamente lasciata sul trono, dove un sosia con un grande cappello sedeva regolarmente, tenendo il suo sguardo nell’ombra. Ci vollero 15 anni prima che la sua morte venisse finalmente annunciata ufficialmente.