AGI – Torna a risplendere la facciata della Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, un unicum nelle decorazioni architettoniche delle chiese romane eseguita con la tecnica del graffito, che era finita in uno stato di degrado.
L’edificio, che si affaccia su viale delle Terme di Caracalla, è stato sottoposto a un lungo restauro, presentato oggi. Giungere al traguardo “durante l’anno giubilare è un grande risultato”, ha dichiarato Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma. “Perché questa piccola chiesa ha origini antichissime, ma deve il suo aspetto ai Giubilei del 1475 e, in particolare per la facciata, del 1600. Un risultato reso possibile dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Caput Mundi, che ci ha permesso di restituire ai cittadini e ai visitatori la particolarissima partitura decorativa geometrica di questo edificio che si affaccia su viale delle Terme di Caracalla”.
L’intervento, avvenuto sotto la direzione della restauratrice Eleonora Leprini, coordinato da Maria Cristina Lapenna ed eseguito dal Consorzio l’Officina, si presentava particolarmente problematico per il grave stato di degrado della facciata, da cui erano scomparsi importanti brani della decorazione, eseguita con la tecnica a graffito, che non permettevano più una corretta lettura delle sue partiture. I lavori sono stati preceduti e accompagnati da un’approfondita ricerca di fonti di archivio che sono servite da guida per tutta la durata dell’intervento e sono state oggetto di continui riscontri in sito.
In questo modo il costante dialogo tra il dato storico e il dato materico ha permesso di conferire all’intervento un carattere restitutivo con la riproposizione dell’antica partitura architettonica. Attraverso il rinvenimento delle incisioni residue è stato dunque possibile riconsegnare la visione di una sofisticata decorazione.
“Con questo restauro la facciata ha perso il vuoto e la confusione che la caratterizzavano – spiega Eleonora Leprini funzionario restauratore della Soprintendenza – e ha ritrovato la leggerezza di una decorazione suggerita: osservando gli ordini sovrapposti e la superficie leggermente scandita, si completano mentalmente le campiture geometriche e tutto il contesto urbano recupera armonia”.
Alla pulitura e al consolidamento hanno fatto seguito le integrazioni, avvenute con l’utilizzo delle tecniche antiche e di materiali reversibili nel rispetto della natura del monumento e delle più consolidate prassi del restauro italiano.
La Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo
Situata poco oltre la Porta Capena e prima della biforcazione con la Via Latina, tra la via Appia e il tracciato della scomparsa via Nova, la Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo è stata sempre legata alle vicende storiche ed edilizie di tutta l’area, seguendone i momenti di grande e intenso popolamento e i periodi di completo abbandono e decadimento.
La Chiesa ha origini antichissime e sorge laddove fu istituito il Titulus Fasciolæ, secondo la tradizione dovuto alla benda (fasciola) caduta in questo luogo dalla gamba piagata di San Pietro in fuga dal carcere Mamertino. La sua storia attraversa secoli e avvicendamenti passando perfino per la sua confisca durante il dominio francese fino ad arrivare ai giorni nostri. Dedicata a Nereo e Achilleo nel VI secolo, ricostruita nell’814 da papa Leone III per ospitare le reliquie dei due martiri, dopo un lungo periodo di decadenza la chiesa grazie a interventi legati a due anni giubilari prese l’aspetto attuale.
In occasione del Giubileo del 1475, Sisto IV della Rovere fece ricostruire la chiesa con struttura a tre navate, che venne poi profondamente ristrutturata in occasione del Giubileo del 1600, grazie al finanziamento del cardinale Cesare Baronio.
L’attuale facciata, eseguita con la tecnica del graffito, risale a quest’ultimo intervento e venne realizzata dal pittore lucchese Girolamo Massei allo scopo di rappresentare la tipica partitura rinascimentale a ordini sovrapposti con fregio marcapiano e volute laterali. Al suo interno, nelle nicchie superiori, erano rappresentate le figure dei santi titolari, a sinistra Nereo e a destra Achilleo. Nella nicchia sottostante la finestra principale vi era probabilmente rappresentata santa Domitilla. Il timpano, infine, ospita la rappresentazione della Madonna della Vallicella, individuata iconograficamente dalla mezza luna e dai raggi luminosi a lingua di fuoco.
La tecnica del graffito è entrata in auge intorno alla metà del Cinquecento e utilizzata per i palazzi e non dei luoghi sacri. La facciata della chiesa dei Santi Nereo e Achilleo è dunque un unicum anche se probabilmente la scelta del graffito era dovuta al poco tempo a disposizione e alla scarsa disponibilità economica che non permetteva di realizzare una facciata in travertino. È una tecnica che, per le decorazioni, prevede l’impiego di un doppio strato di intonaco, di cui il primo, più profondo e generalmente di colore scuro, e il secondo, sottile e di colore chiaro, che viene asportato in corrispondenza dell’immagine da raffigurare sino a far emergere, per sottrazione, l’intonaco sottostante, offrendo così un contrasto chiaroscurale a tutta la superficie.