lunedì, Luglio 7, 2025
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Condannata la donna che servì funghi velenosi e uccise 3 persone in Australia

AGI – È stata condannata da una giuria australiana Erin Patterson, la donna di 50 anni accusata di aver ucciso tre persone servendo funghi velenosi durante un pranzo di famiglia. La vicenda, avvenuta nel luglio 2023 nel villaggio agricolo di Leongatha, ha tenuto banco per mesi sui media australiani e internazionali, attirando l’attenzione per la modalità del presunto omicidio, un piatto a base di amanite falloidi, tra i funghi più letali al mondo, e per l’assenza di un movente chiaro.

Patterson aveva invitato nella sua abitazione gli anziani genitori dell’ex marito, Don e Gail Patterson, e la zia Heather Wilkinson, insieme al marito Ian, pastore della Chiesa Battista di Korumburra. Il menu prevedeva un filetto alla Wellington, cucinato con funghi tossici spacciati per porcini, accompagnato da fagiolini, purè di patate e salsa gravy. Il piatto era stato descritto dal pastore Ian, unico sopravvissuto, come “delizioso”.

Durante il pranzo, la donna aveva anche confidato agli ospiti di essere malata di cancro e di avere bisogno del loro aiuto per parlarne ai figli. Poco dopo, i sintomi dell’avvelenamento iniziarono a manifestarsi. Don, Gail e Heather morirono entro una settimana. Solo Ian riuscì a salvarsi dopo un ricovero d’urgenza.

 

 

Le indagini

L’inchiesta ha ricostruito che Patterson, appassionata di cucina e amante dei true crime, aveva acquistato i funghi in circostanze poco chiare. In un primo momento aveva dichiarato di averli comprati in un negozio asiatico a Melbourne, ma emerse successivamente che li aveva essiccati lei stessa con un apparecchio trovato nella sua abitazione. Aveva anche finto una diagnosi di tumore ovarico, risultata falsa.

Durante i quasi cento giorni tra il pranzo e l’arresto, Patterson aveva collaborato con le autorità, consegnando dispositivi elettronici e partecipando agli interrogatori. Tuttavia, le bugie emerse e le contraddizioni nel racconto portarono gli inquirenti a formalizzare le accuse.

Il processo, durato oltre due mesi, non ha chiarito con certezza il movente. Più di cinquanta testimoni sono stati ascoltati, ma nessuno ha saputo spiegare perché una donna descritta come “intelligente, spiritosa, madre premurosa e grande appassionata di cucina” avrebbe messo in atto un delitto tanto efferato. In molti, anche tra i conoscenti, hanno ripetuto le stesse parole: “Sembrava tanto una brava persona”.

I funerali delle vittime si sono svolti nella piccola comunità di Korumburra, nel sud-est rurale dell’Australia, dove la famiglia Patterson era molto attiva nella vita della chiesa locale. Le tombe di Don e Gail sono oggi segnate da una semplice lapide con una frase incisa: “Ricorda solo che la morte non è la fine”.

 

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