AGI – Una settimana fa, Israele ha lanciato un attacco contro l’Iran, sostenendo che il regime degli ayatollah – che non fa mistero del suo obiettivo di distruggere lo Stato ebraico – fosse a un passo dalla creazione di armi nucleari. Allo stesso tempo, Israele stesso è considerato una potenza nucleare.
Gli esperti sono convinti che il Paese abbia ottenuto la bomba atomica negli anni ’60. Israele non ha mai confermato il suo status nucleare, non rivela il suo arsenale e non specifica pubblicamente le condizioni in cui potrebbe essere utilizzato.
Il report Sipri
Secondo l’ultimo rapporto (uscito questa settimana) dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), i nove Stati dotati di armi nucleari – Stati Uniti, Federazione Russa, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC o Corea del Nord) più Israele – hanno continuato a modernizzare i loro arsenali nel 2024.
In mancanza di dati ufficiali, il Sipri risulta la fonte più attendibile per avere almeno una stima del potenziale nucleare israeliano.
Il rapporto sottolinea che “Israele continua a mantenere la politica di ambiguità nucleare, lasciando una significativa incertezza sul numero e sulle caratteristiche delle sue armi nucleari“.
Israele non conferma né nega di possedere armi nucleari e, di conseguenza, non divulga la sua dottrina nucleare, una posizione che gli esperti chiamano “opacità nucleare”: gli permette di godere dei vantaggi di essere una potenza nucleare (con tutte le conseguenze in termini di deterrenza) senza i costi che ne conseguono (come le ispezioni degli impianti da parte di esperti internazionali).
Anche per questo, il Sipri tiene a sottolineare che il suo rapporto per la sezione relativa a Israele contiene solo “stime con un notevole grado di incertezza“.
Le stime
Lo Stockholm International Peace Research Institute stima che le scorte israeliane siano probabilmente rimaste stabili a circa 90 testate a gennaio 2025. Si ritiene che Israele stia modernizzando il suo arsenale nucleare e che nel 2024 abbia condotto un test di un sistema di propulsione nucleare, probabilmente correlato alla sua classe di missili Jericho.
Il Paese sta inoltre aggiornando il suo impianto di produzione di plutonio presso il Negev Nuclear Research Center (NNRC) vicino a Dimona.
Velivoli, missili Jericho e sottomarini Dolphin
Israele dispone di circa 125 aerei da combattimento potenzialmente nucleari (100 F-16I e 25 F-15), ma il Sipri ritiene che solo circa 50 velivoli (25 F-16I e tutti i 25 F-15) potrebbero avere un ruolo in un attacco nucleare.
Non è noto se l’Aeronautica militare israeliana abbia aggiunto capacità nucleare agli F-15, come hanno fatto gli Stati Uniti.
Il Jericho III sta gradualmente sostituendo il vecchio Jericho II ed è possibile che questo processo sia già stato completato. Una versione a lungo raggio del missile Jericho con un nuovo motore a combustibile solido potrebbe essere in fase di sviluppo.
Israele, infine, opera cinque sottomarini classe Dolphin dotati di propulsione diesel-elettrica che si stima possano trasportare un massimo di 20 missili potenzialmente nucleari.