AGI – Le viscere della terra come palcoscenico dell’Inferno dantesco. A settanta metri di profondità, tra stalattiti e stalagmiti illuminate da giochi di luce, le Grotte di Castellana (Ba) ospitano ‘Hell in the Cave‘, spettacolo multimediale che da quattordici anni unisce danza, teatro e installazioni sonore per trasformare la Grave, la prima e più vasta cavità del complesso carsico, in una cavea ‘infernale’.
Un viaggio itinerante nella Commedia
Lo spettacolo è itinerante: il pubblico, accolto da figure misteriose e da una porta parlante che avverte dell’ingresso nella “città dolente“, si muove tra i personaggi più celebri della Commedia. A declamare i versi del Sommo Poeta sono le voci fuori campo, mentre attori, performer e ballerini li incarnano con gesti, acrobazie e coreografie aeree che sfruttano la potenza evocativa della grotta.
Un’esperienza personale e collettiva
“Non è l’inferno immaginato da Dante, con i cerchi ben distinti, ma una discesa reale nelle viscere della terra – spiega la drammaturga Giusy Frallonardo all’AGI – è il luogo perfetto per accompagnare gli spettatori in un viaggio di scoperta che è insieme personale e collettivo. Volevamo che ognuno diventasse un Dante, attraversando i cerchi infernali fino a una catarsi“.
La rappresentazione dei nove cerchi infernali
Lo spettacolo, diretto da Enrico Romita, non rispetta la progressione dantesca: i nove cerchi sono tutti rappresentati contemporaneamente, i dannati si incontrano in luoghi diversi e i versi della Commedia si fondono con coreografie aeree e acrobazie che si integrano con le pareti rocciose.
Riconoscersi nei dannati
“L’idea – dice ancora Frallonardo – è che ci si riconosca nei dannati, perché ciascuno di noi porta con sé una propria dannazione, un senso di colpa. E allora la discesa negli inferi diventa quasi un percorso di purificazione“.
I personaggi evocativi e i valori attuali
Tra i personaggi più evocativi c’è Pier delle Vigne, suicida che rivendica la sua fedeltà a Federico II: “Lo mettiamo subito, anche se Dante lo colloca molto più in basso, perché la sua testimonianza sulla fedeltà alle istituzioni ci sembrava profondamente attuale nel 2011, quando lo spettacolo è nato”. Subito dopo appare Ciacco, il goloso che ammonisce con il suo “Nemo propheta in patria“, frase che Frallonardo definisce “ancora tristemente vera in un Paese che fatica a valorizzare i suoi talenti“. Paolo e Francesca incarnano l’amore che supera la morte, Brunetto Latini denuncia l’isolamento dei “diversi“, il conte Ugolino – assimilato qui a Lucifero – diventa simbolo del dolore più grande, quello della perdita dei figli. Gli Ipocriti mostrano due volti, quello pubblico e quello reale, mentre Ulisse, avvolto da fiammelle che richiamano lucciole, diventa simbolo dell’eroismo umano e della sete inesauribile di conoscenza. “Vorremmo ancora inserire nuovi personaggi – osserva la drammaturga – come Farinata degli Uberti, che pur essendo avversario politico di Dante, dialoga con lui nel segno del rispetto reciproco. Un valore che oggi sembra mancare”. A rendere la rappresentazione attuale è anche il Lucifero in jeans, segno che il male e la tentazione non appartengono solo al passato. A chiudere il viaggio, la visione di Beatrice come via di salvezza. Il pubblico si trova, in uno spazio a 360 gradi, di fronte al verso palindromo latino “in girum imus nocte et consumimur igni” (“Giriamo in tondo nella notte e siamo consumati dal fuoco”), licenza poetica che suggella lo spettacolo.
Un lavoro corale e in continua trasformazione
Il lavoro è corale: “In questo spettacolo c’è molto della mia esperienza umana, ma soprattutto quella di un gruppo straordinario. Sono profondamente grata a tutti gli artisti che hanno partecipato: attori, danzatori, tecnici, persino chi accompagna il pubblico. Ognuno ha lasciato un contributo che gli altri hanno assorbito. Per questo ‘Hell in the Cave‘ non è mai lo stesso, ma continua a trasformarsi“.
Un’esperienza irripetibile tra arte e natura
Le immagini della rappresentazione restituiscono l’atmosfera: la discesa nella Grave illuminata da un fascio bianco che sembra luna, i corpi sospesi tra rocce e ombre rosse, le stalattiti colorate di verde e blu come visioni ultraterrene. “La grotta è un luogo che parla di eternità – spiega Romita – e i versi di Dante si fondono con la natura per restituire allo spettatore un’esperienza irripetibile“. Lo spettacolo sarà replicato, eccezionalmente, fino a fine settembre; dopo la prima data del 23 agosto, si terrà il 30 agosto, e il 6, 13, 20 e 27 settembre, sempre alle ore 21. “Ogni sera – conclude Frallonardo – la grotta respira con gli spettatori e li accompagna in un viaggio in cui il confine tra realtà e visione diventa sottilissimo”. Così come il filo di luce che accompagna Beatrice verso il Paradiso. Lo spettacolo nelle Grotte di Castellana questo anno viene ripetuto eccezionalmente per tutto settembre, sempre di sabato.