sabato, Luglio 26, 2025
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Da cosa dipende la stanchezza cronica

AGI – Le interazioni tra microbioma, sistema immunitario e metabolismo svolgono un ruolo centrale nella manifestazione della encefalomielite mialgica/sindrome da stanchezza cronica (ME/CFS), una patologia debilitante spesso trascurata a causa della mancanza di strumenti diagnostici. A sottolinearlo è uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dagli scienziati della Duke University. Il team, guidato da Derya Unutmaz, Ruoyun Xiong, Julia Oh, Lucinda Bateman e Suzanne Vernon, ha considerato i dati relativi a 249 individui, utilizzando una piattaforma di intelligenza artificiale che identifica biomarcatori della malattia da feci, sangue e altri esami di laboratorio di routine. I risultati, commentano gli autori, potrebbero rappresentare la base per lo sviluppo di trattamenti personalizzati per le persone affette da ME/CFS.

La ricerca ha raggiunto un’accuratezza del 90% nel distinguere gli individui con stanchezza cronica. Questo è davvero importante perché attualmente non esistono strumenti utili a riconoscere la condizione, anche se è caratterizzata da sintomi gravi che possono compromettere significativamente le attività fisiche e mentali, favorendo disturbi del sonno, stanchezza persistente, vertigini e dolore cronico.

Analisi delle interazioni biologiche

Nell’ambito dell’indagine, i ricercatori hanno studiato l’interazione tra il microbioma intestinale, i suoi metaboliti e le risposte immunitarie, collegando queste connessioni a 12 classi di sintomi riferiti dai pazienti. Gli studiosi hanno sviluppato un modello di rete neurale profonda chiamato BioMapAI, basato su metagenomica intestinale, metabolomica plasmatica, profili delle cellule immunitarie, dati degli esami del sangue e sintomi clinici raccolti in 153 pazienti e 96 individui sani nell’arco di quattro anni. L’analisi delle cellule immunitarie si è dimostrata la più accurata nel prevedere la gravità dei sintomi, mentre i dati del microbioma hanno predetto meglio i disturbi gastrointestinali, emotivi e del sonno.

Alterazioni biologiche consolidate nel tempo

“I nostri risultati – afferma Unutmaz – indicano che le alterazioni biologiche si consolidano nel tempo. Il nostro lavoro dimostra che i pazienti con ME/CFS erano più facilmente associati ad affaticamento, dolore, problemi di regolazione emotiva e disturbi del sonno. In aggiunta, erano più comuni livelli bassi di nutrienti essenziali, come il butirrato, un acido grasso benefico prodotto nell’intestino”. “Sono state inoltre osservate risposte infiammatorie più intense – precisa l’autore – in particolare a carico delle cellule sensibili alla salute del microbiota intestinale”.

Verso terapie personalizzate

I risultati, commentano i ricercatori, contribuiscono in modo significativo alla comprensione della ME/CFS, anche se necessitano di ulteriori approfondimenti. “Microbioma e metaboloma – conclude – sono dinamici, per cui potremmo pensare di sviluppare trattamenti mirati, che permettano di intervenire attraverso alimentazione, stile di vita e terapie personalizzate. Il nostro obiettivo finale è quello di condividere ampiamente BioMapAI, allo scopo di costruire una mappa dettagliata di come il sistema immunitario interagisce con i batteri intestinali e le sostanze chimiche che producono”.

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