AGI – Nove coalizioni, quattro priorità, almeno il 40% di appalti congiunti e il 55% dalla difesa europea: sono i principali punti della Roadmap per la difesa europea 2030 presentata oggi dalla Commissione.
Il primo passo è costruire coalizioni di capacità:
- gruppi di Stati che lavorano insieme per sviluppare tecnologie,
- produrre equipaggiamenti
- colmare le lacune più evidenti del sistema europeo.
Nove aree sono considerate prioritarie – dalla difesa aerea ai droni, dalla mobilità militare alla guerra elettronica, fino ai missili, all’artiglieria e alle capacità marittime. Ogni coalizione ha il compito di individuare i progetti concreti, definire ruoli e tempi, coordinare acquisti e produzione, sfruttando gli strumenti dell’Ue come l’Edip e la Pesco. La Commissione ha fissato due traguardi strutturali: portare al 40% entro il 2030 la quota di acquisti congiunti tra Stati membri e garantire che almeno il 55% degli investimenti vada a industrie europee.
Oggi, meno del 20% degli acquisti militari avviene in forma collaborativa e meno della metà delle forniture è europea: una frammentazione che moltiplica costi e dipendenze. La cooperazione è la chiave anche sul piano industriale. La Roadmap prevede di legare il potenziamento della base industriale della difesa europea a un quadro di incentivi pubblici e privati, fondi comuni e regole condivise sugli aiuti di Stato. Il principio è semplice: le spese militari devono generare anche occupazione, innovazione e competitività.
Quattro progetti bandiera
- La European drone defence initiative (iniziativa per la difesa da droni), un sistema multilivello per il rilevamento e la neutralizzazione dei droni, sviluppato con un approccio “360 gradi” e in stretta cooperazione con l’Ucraina. Il modello s’ispira alla “via ucraina” dell’innovazione militare rapida, collegando ricerca, sviluppo e produzione.
- La Eastern flank watch, un progetto di difesa integrata per il fianco orientale, dalla Finlandia al Mar Nero, che combinera’ sistemi anti-drone, difesa aerea, sicurezza marittima nel Baltico e nel Mar Nero e strumenti di contrasto alle minacce ibride e alla “flotta ombra” russa.
- Lo Scudo aereo europeo, per una protezione aerea e antimissile multilivello interoperabile con il comando e controllo Nato, capace di coprire l’intero spettro delle minacce aeree.
- Lo Scudo spaziale europeo, destinato a proteggere le infrastrutture spaziali critiche europee da interferenze, jamming e cyber-attacchi, integrando capacita’ nazionali con sistemi come Galileo, Copernicus e Iris2.
Il piano di difesa 2030 sarà finanziato da una combinazione di fondi europei, nazionali e privati per mobilitare fino a 800 miliardi di euro entro il 2030. Le principali fonti sono lo strumento Safe (Security action for Europe), il prestito congiunto da 150 miliardi di euro che cofinanzia acquisti comuni e produzione militare, il programma industriale Edip, il Fondo europeo per la difesa (Edp) e il futuro Fondo per la competitivita’ da 131 miliardi, affiancati da Horizon Europe per ricerca dual use e dai fondi di coesione regionali.