AGI – “Che si viva sulle rive del fiume Niger o su quelle del Tevere, l’insicurezza alimentare è ormai una sfida condivisa che non conosce più confini”: con questa immagine, il vicepresidente della Nigeria, Kashim Shettima, ha catturato il messaggio unificato emerso dalla sessione di apertura ad alto livello del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+4) tenutosi ad Addis Abeba, in Etiopia, inaugurata dalla vicesegretaria generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali.
“È la prima volta che il dibattito sulla sicurezza alimentare si svolge in terra africana, è un riconoscimento per il nostro continente. Siamo fieri di essere al centro. Questo è un evento cruciale per fare il punto dei progressi compiuti sul tema chiave della sicurezza alimentare”: è stato il messaggio di apertura dell’appuntamento molto atteso e partecipato, presso la Commissione economica dell’Onu per l’Africa (UNECA).
Dalla capitale dell’Etiopia, un coro di voci africane ha chiesto alla comunità internazionale di cambiare paradigma, passando da una logica di aiuti a una di partenariato e investimenti concreti. A farsi portavoce della visione continentale è stato il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahmoud Ali Youssouf, che ha esortato i partner internazionali a “onorare i loro impegni, sbloccare i finanziamenti e sostenere una soluzione per il debito dell’Africa”. Un appello riecheggiato dal presidente del Kenya, William Ruto, che ha sottolineato come, nonostante i progressi, il mondo non sia in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) su fame e nutrizione, e ha delineato un piano d’azione in sei punti che include il rafforzamento della governance e un maggiore accesso alla finanza per i piccoli agricoltori.
“In Africa ha avuto inizio l’umanità. È un grande onore ospitare il secondo vertice Onu con l’Italia. Un’occasione di bilancio e di impegno per la costruzione di sistemi resilienti e giusti per tutti”. Lo ha detto il primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed, in apertura del secondo summit dei Sistemi alimentari delle Nazioni unite, il Food Systems Summit Stocktacking Moment + 4, (UNFSS+4), ad Addis Abeba. “Si tratta di agricoltura, di ambiente, di futuro dell’umanità e del pianeta. Su scala mondiale siamo confronti a guerre, shock climatici, rincari e crisi economiche. Le difficoltà in materia di scambi e di relazioni internazionali ma la nostra volontà di agire rimane forte”, ha sottolineato Abiy. “Non abbiamo più il tempo di aspettare che gli aiuti arrivino. L’Africa è il continente maggiormente colpito dai cambiamenti climatici. Siamo aperti a investimenti su tecnologie e a collaborazioni per potenziare i piccoli agricoltori che danno da mangiare alla stragrande maggioranza del continente. Siamo determinati a lavorare con l’Ua e la comunità internazionale”, ha sottolineato il premier etiope. “In Etiopia abbiamo fatto scelte audaci: lavorare in cooperazione su scala globale oltre che al livello locale. Stiamo costruendo sistemi resilienti per ridurre anche la nostra dipendenza, con una road map incentrata su riforme economiche, sulle terre, microcedito, formazione per un accesso inclusivo a una alimentazione nutriente con più di 700 interventi nel settore”, ha concluso Abiy.
La testimonianza più forte è arrivata dal presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud. Annunciando il “completamento con successo del processo di alleggerimento del debito”, ha dichiarato che il suo Paese ha ora lo “spazio fiscale” per attrarre investimenti a lungo termine. “Per la Somalia, la trasformazione agricola non è una scelta, ma un’obbligazione morale e una necessità nazionale”, ha affermato, invitando a collaborare su agricoltura digitale e corridoi commerciali.
A questa voce dalla prima linea della crisi si sono aggiunte quelle di altre nazioni che affrontano sfide specifiche. Il vicepresidente della Liberia, Jeremiah Kpan Koung, ha ricordato il legame indissolubile tra cibo e stabilità, definendo i sistemi alimentari “agenti di pace” in un contesto post-conflitto.
Mentre il presidente delle Comore, Azali Assoumani, ha lanciato un appello per una “solidarietà internazionale accresciuta” verso i piccoli Stati insulari, che “subiscono in pieno gli effetti del cambiamento climatico”. Dal canto suo, la vicepresidente dell’Uganda, Jessica Alupo, ha illustrato il modello di “trasformazione dal basso” del suo paese, basato su una pianificazione a livello di circoscrizione (“parish” in inglese), la più piccola unità amministrativa, per garantire che le politiche siano radicate nelle realtà locali. Nel suo videomessaggio, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha dato il suo pieno appoggio a queste istanze, definendo la fame una “crisi di giustizia, equità e clima” e ricordando che i “costi nascosti” dei sistemi alimentari superano i 10 trilioni di dollari l’anno. “Dobbiamo affrontare gli squilibri di potere”, ha esortato Guterres, chiedendo una riforma del sistema finanziario globale per dare ai Paesi in via di sviluppo maggiore accesso a finanziamenti e alleggerimento del debito.
Il vertice UNFSS+4 è stato un appuntamento cruciale, co-presieduto dall’Etiopia e dall’Italia, a 5 anni dallo scadere degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030. Il vertice è stato un momento di bilancio in un contesto internazionale dei più complessi, tra guerre, dazi, rincari dei prezzi del cibo ed eventi climatici estremi, che colpiscono in particolare alcune popolazioni, a cominciare da Gaza e dal Sudan. Il summit di Addis Abeba è anche un’occasione per rafforzare l’impegno politico per raggiungere l’obiettivo “Fame zero” dell’Agenda 2030. Il summit rappresenta la seconda verifica dei progressi rispetto al Vertice delle Nazioni Unite del 2021 sui sistemi alimentari, dopo l’UNFSS+2, che si era tenuto a Roma nel luglio 2023.