AGI – Dieci offerte per l’ex Ilva, di cui due per l’intero gruppo e otto per gli asset singoli: è l’esito della seconda gara per la vendita di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria che si è chiusa ieri alle 24. L’elemento che spicca di più è dato dalla totale assenza di produttori dell’acciaio tra i soggetti che puntano all’intero gruppo che ha quasi 10mila dipendenti, di cui poco meno di 8mila a Taranto.
Assenza di produttori di acciaio e offerte simboliche
Per l’insieme aziendale, le offerte sono infatti arrivate soltanto da due fondi americani che si erano già manifestati: Bedrock Industries da solo e la cordata tra Flacks Group e Steel Business Europe. Flacks, peraltro, ha avanzato un’offerta economica puramente simbolica. Non concorre per tutta l’ex Ilva nessuna azienda italiana. E non concorrono nemmeno gli azeri di Baku Steel, la cui offerta, con la prima gara dei mesi scorsi, venne reputata la migliore, e gli indiani di Jindal. Questi ultimi hanno virato sui tedeschi di Thyssenkrupp, presentando un’offerta, mentre Socar, la compagnia dello Stato azero per gli investimenti, alleata di Baku, è andata su API, che ha oltre 4.500 distributori di carburante in Italia. Mancano gli italiani nella partita dell’ex Ilva come fu l’altra volta. O meglio, ci sono, ma non per l’intero gruppo. Concorrono solo per parti dell’attività ed è il caso, per esempio, di Marcegaglia.
Offerte per i singoli asset e la reazione dei commissari
I commissari di Ilva e di AdI oggi hanno fatto sapere che le otto offerte relative agli asset sono giunte da Renexia (Gruppo Toto), che a Taranto ha costruito il primo parco marino eolico offshore del Mediterraneo; Industrie Metalli Cardinale (IMC); Marcegaglia; cordata tra Marcegaglia e Sideralba; CAR Srl; cordata tra Marcegaglia, Profilmec ed Eusider; Eusider; Trans Isole. C’è anche una singolare offerta di AVS, Alleanza Verdi e Sinistra, di Taranto per 2 euro. Ma i commissari l’hanno respinta. Non risponde ai criteri della gara.
Il ministro Urso
Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, commenta: “Mi sento di dover aspettare il report dei commissari per esprimere una prima valutazione su questa gara a proposito del futuro dell’Ilva di Taranto. Quello che è certo è che la situazione del sito è resa complessa dalle tante questioni giudiziarie che di fatto ne riducono la capacità produttiva e ne mettono in difficoltà anche le prospettive di rilancio e di investimento“.
Le reazioni dei sindacati
Critici i sindacati sull’esito della gara. Attacca dalla Uilm Rocco Palombella: “La gara per la vendita dell’ex Ilva si è conclusa, purtroppo come prevedibile, con un fallimento totale. Le manifestazioni di interesse per l’intero Gruppo sono state presentate solo da due fondi di investimento che non hanno alcuna solidità industriale e progettuale, peraltro con offerte risibili”. Secondo Palombella, “ora per evitare la chiusura totale dell’ex Ilva e un disastro ambientale, occupazionale e predittivo senza precedenti c’è solo una strada: la nazionalizzazione“.
Per Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl, “è arrivato il momento in cui Palazzo Chigi deve fare un coordinamento tra i vari ministeri, convocare le organizzazioni sindacali e spiegarci realmente che direzione deve prendere l’ex Ilva. Noi abbiamo sempre detto che bisogna scongiurare lo spezzatino. Pensiamo se i vari pezzi del gruppo, pezzi di stabilimento, dovessero diventare acciaierie da 6-700, 1.000 persone”. Mentre Loris Scarpa della Fiom Cgil nazionale commenta: “Adesso il Governo prenda una decisione chiara sull’ex Ilva, azienda strategica e di interesse nazionale, occorre passare velocemente ad una società a capitale pubblico che garantisca la continuità produttiva, attraverso investimenti certi e l’avvio del processo di decarbonizzazione. Come volevasi dimostrare non ci sono interessi industriali che si siano manifestati alla gara per la vendita dell’ex Ilva, ma solo speculazioni finanziarie”.
Confindustria Taranto
Preoccupato anche il mondo imprenditoriale tarantino. Avverte Salvatore Toma, presidente di Confindustria Taranto: “Eravamo preoccupati e lo siamo tuttora naturalmente, perché la situazione è molto delicata. Eravamo preoccupati sulle conseguenze di questa offensiva anti-industriale che purtroppo continua ad esserci a Taranto. Eravamo dubbiosi sul fatto che ci potessero esserci delle proposte per l’ex Ilva. Vedremo gli sviluppi dei prossimi giorni, ma l’esortazione che continuiamo a fare come Confindustria Taranto, è quella del dialogo e del confronto”.
Prossimi passi
Adesso i commissari di Ilva e di AdI valuteranno nel dettaglio le offerte. Il ministero del Lavoro ha convocato per lunedì mattina un incontro azienda-sindacati per discutere della richiesta di cassa integrazione presentata da AdI per 4.450 unità di cui 3.803. Ma i sindacati respingono la convocazione e chiedono che slitti a dopo la convocazione del Governo sull’ex Ilva. Un chiarimento con Palazzo Chigi, sottolineano le sigle dei metalmeccanici, adesso è ancora più necessario visto l’esito della gara per la vendita.