AGI – Gli Houthi hanno rivendicato un attacco missilistico, fallito, contro una “petroliera israeliana” nel Mar Rosso. Secondo l’agenzia di sicurezza marittima britannica Ukmto, la nave non è stata colpita.
“La nostra forza navale ha compiuto un’operazione militare contro la petroliera israeliana Scarlet Ray nel nord del Mar Rosso usando un missile balistico”, ha detto il portavoce militare degli Houthi, Yahya Saree. Secondo Ukmto, l’attacco è avvenuto a 40 miglia nautiche a sud-ovest di Yanbu, in Arabia Saudita.
“Un comandante ha riferito all’Ukmto di aver osservato un impatto nelle immediate vicinanze della sua nave, causato da un proiettile sconosciuto, accompagnato da un forte botto”, ha detto l’agenzia. L’equipaggio è “sano e salvo” e che la nave aveva continuato il suo cammino. Secondo la società di sicurezza Ambrey, l’obbiettivo era una nave battente bandiera liberiana ma di proprietà israeliana.
Ieri l’arresto dei dipenti Onu
L’inviato delle Nazioni Unite per lo Yemen, Hans Grundberg, ha dichiarato che i ribelli Houthi hanno fatto irruzione nei locali delle Nazioni Unite e arrestato, nella giornata di ieri, almeno 11 dipendenti. “Condanno fermamente la nuova ondata di detenzioni arbitrarie di personale delle Nazioni Unite avvenuta oggi a Sanàa e Hodeida”, ha affermato il diplomatico.
Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite aveva precedentemente dichiarato che uno dei suoi membri era stato arrestato presso gli uffici dell’agenzia a Sana’a. Grundberg ha richiesto il rilascio immediato di tutti i dipendenti Onu.
“Condanno fermamente le detenzioni arbitrarie, il 31 agosto, di almeno 11 membri del personale delle Nazioni Unite da parte delle autorità de facto Houthi in Yemen, in aree sotto il loro controllo”, ha dichiarato Guterres in una nota. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha chiesto il “rilascio immediato e incondizionato” degli 11 dipendenti, nonchè quello di “tutti gli altri dipendenti delle Nazioni Unite, delle Ong internazionali e nazionali, della società civile e delle missioni diplomatiche che sono arbitrariamente detenuti” nella campagna di arresti lanciata dai ribelli filoiraniani dopo l’uccisione del loro primo ministro, perito giovedì in un raid israeliano.