sabato, Luglio 19, 2025
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Ecco come il cervello trasforma le parole in suoni

AGI – Scoperto come il cervello trasforma le parole in suoni: nel passaggio da pensiero a parola interviene una rete diffusa di neuroni, tra cui un’area chiamata giro precentrale medio, mPrCG, finora considerata legata quasi solo al controllo della laringe.

Lo rivela uno studio dell’Università della California di San Francisco, riportata su Nature Human Behaviour. Parlare sembra facile, ma dietro ogni parola detta si nasconde un processo cerebrale estremamente complesso: il cervello deve trasformare l’intenzione in una sequenza precisa di ordini ai muscoli della bocca, della lingua e della gola, per produrre i suoni del linguaggio.

Da oltre un secolo, si pensava che questa funzione di “regia” linguistica si svolgesse quasi tutta nell’area di Broca, una regione del lobo frontale identificata già nel 1800 come fondamentale per il linguaggio. Il nuovo studio, pero’, ha svelato che il quadro è molto più articolato.

Gli scienziati hanno monitorato l’attività cerebrale di 14 pazienti sottoposti a intervento per epilessia, grazie a una rete di elettrodi posta sulla corteccia. I partecipanti dovevano leggere e poi pronunciare serie di sillabe semplici, ad esempio “ba-ba-ba”, o più complesse, “ba-da-ga”. Quando la sequenza dei suoni diventava più difficile, il giro precentrale medio diventava molto più attivo: questa attivazione “extra” era anche collegata alla velocità e all’efficacia nel cominciare a parlare.

Stimolando direttamente questa regione, mPrCG, con impulsi elettrici, i ricercatori hanno visto che i volontari commettevano più errori solo quando dovevano ripetere sequenze complesse, mostrando sintomi simili all’aprassia del linguaggio: una difficoltà a coordinare i movimenti necessari per parlare, anche se si sa cosa si vuole dire. Questo significa che il giro precentrale medio agisce come un “ponte” essenziale tra l’intenzione linguistica, la parola pensata, e l’azione motoria, i muscoli che producono il suono.

La scoperta amplia la nostra conoscenza sulle basi cerebrali del linguaggio, andando oltre la classica area di Broca. Inoltre, capire meglio questa rete potrebbe aiutare nello sviluppo di tecnologie per dare voce alle persone paralizzate o migliorare la riabilitazione dopo operazioni cerebrali. In futuro, ciò potrebbe portare a diagnosi e cure più mirate per chi ha difficoltà di parola legate a lesioni cerebrali o malattie neurologiche.

In sintesi, quando si pensa a una parola, il cervello chiama in causa una rete neurale ampia e specializzata, con il giro precentrale medio a coordinare la traduzione delle intenzioni in movimenti precisi.  Più la parola è complessa, più questa area si attiva, orchestrando il passaggio dal pensiero all’azione, dal silenzio al linguaggio. 

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