venerdì, Aprile 18, 2025
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Elezioni in GB, dal Nord Irlanda alla Scozia, i nodi dopo il voto 

AGI – Chiunque vinca le elezioni in Gran Bretagna sa già che si troverà sul tavolo due annosi dossier: la Scozia e le sue aspirazioni indipendentiste e l’Irlanda del Nord post Brexit.

 

SCOZIA: Se i Tory del premier Rishi Sunak si avviano alle elezioni di domani pronti a piangere, il Partito nazionalista scozzese (Snp) non ride. Dopo aver dominato la politica di Edimburgo negli ultimi 15 anni, le dimissioni a sorpresa della carismatica premier Nicola Sturgeon nel 2023 hanno destabilizzato il partito e il suo successore, Humza Yousaf, rimasto in carica solo un anno, non ha certo contribuito a risollevare sorti e umore. Pesa ancora l’indagine finanziaria nella quale è implicato il marito della Sturgeon, Peter Murrell, ex amministratore delegato del partito accusato di appropriazione indebita.

 

E l’aspirazione all’indipendenza, mai sopita nonostante lo stop imposto dal fallimento del referendum nel 2014 e poi dalla Brexit, non si è tradotta finora nella definizione di una strategia praticabile. L’attuale premier John Swinney, entrato in carica solo il mese scorso dopo le dimissioni di Yousaf, ha cercato di galvanizzare la base sostenendo che una vittoria nella maggioranza delle 59 circoscrizioni scozzesi gli darebbe la spinta per avviare nuovi negoziati con Londra per un altro referendum. I critici hanno accusato il partito nazionalista di trascurare questioni chiave come la crisi del costo della vita, l’istruzione e la sanità.

 

Il Snp attualmente detiene 43 seggi, ma i sondaggi indicano che il partito laburista guidato da Keir Starmer potrebbe sfruttare lo slancio nazionale per riaffermarsi in Scozia dove ha dominato per decenni, grazie al forte sostegno della classe operaia e delle comunità industriali, in particolare nella fascia centrale che comprende Glasgow ed Edimburgo. La situazione è cambiata alle elezioni del 2015, quando il partito è stato praticamente spazzato via nella regione a beneficio del filo-separatista Snp. Nel 2019 un solo deputato laburista venne inviato a Westminster. Oggi tira aria di riscossa: “Ogni voto per i laburisti scozzesi è un voto per assicurarci di sbarazzarci dei conservatori, per mettere la Scozia al centro di un governo laburista e per realizzare il cambiamento di cui il nostro Paese ha bisogno”, ha affermato il leader locale Anas Sarwar. 

 

IRLANDA DEL NORD: Dopo la fine dell’impasse politica lo scorso febbraio e il ritorno di un governo funzionante a Belfast dopo quasi due anni di paralisi per le proteste degli unionisti contro gli accordi commerciali post-Brexit, i nord-irlandesi si apprestano a votare per i 18 seggi in palio a Westminster. Nel 2019 gli unionisti del Dup ne conquistarono 8, sette andarono al Sinn Fein nazionalista, due al Partito socialdemocratico e laburista (Sdlp) e uno all’Alleanza. Oggi gli equilibri potrebbero cambiare, a incidere ci sono una serie di fattori: il tempismo, con le vacanze scolastiche estive che possono tenere lontani gli elettori dalle urne, e le modifiche apportate alle circoscrizioni elettorali. Un altro punto da considerare è la potenziale dispersione dei voti unionisti tra Dup, Ulster Unionist Party e Traditional Unionist Voice.

 

Non solo, sul Dup pesa la nuova leadership fresca di nomina e le accuse di ‘tradimento’ lanciategli dagli altri membri della famiglia unionista dopo l’accordo stretto con il premier britannico Rishi Sunak alla fine dello scorso gennaio che ha permesso il ritorno di un governo condiviso e la ripresa dell’attività di Stormont. ‘Orfano’ di Sir Jeffrey Donaldson, costretto a lasciare a primavera per affrontare accuse di violenze sessuali, il Dup si è affidato come leader ad interim a Gavin Robinson che deve lottare per il seggio e rispondere di un’intesa con Londra che ha lasciato tiepido il suo elettorato, il quale accusa ancora ferite della Brexit non del tutto rimarginate.

 

Se il Sinn Fein e la sua vice presidente Michelle O’Neill, oggi primo ministro dell’Irlanda del Nord, puntano quantomeno a uguagliare il risultato di cinque anni fa, non sfugge loro che c’è la possibilità che diventino per la prima volta il piu’ grande partito in un’elezione per Westminster, dopo aver già conquistato nel 2022 la supremazia a Stormont e a livello locale. Da parte sua, l’Alliance spera di intercettare voti di delusione: un esempio per tutti, la leader Naomi Long punta al seggio di Robinson a Est Belfast, ma il partito potrebbe addirittura aggiudicarsi il seggio di Donaldson a Lagan Valley. “Penso che cio’ che l’elettorato vuole vedere in queste elezioni è che le persone si concentrino sui problemi reali: per me, i quattro temi sono salute, istruzione, clima ed economia ed è di questo che la gente ci parla sulla soglia di casa”, ha sottolineato il numero due del partito, Stephen Farry.

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