AGI – Mancano solo le ultime formalità per l’ufficializzazione definitiva, ma il nome del centrodestra per la corsa alla presidenza della Regione Puglia dovrebbe essere quello di Luigi Lobuono. A vent’anni dalla sfida con Michele Emiliano per la guida del Comune di Bari, l’imprenditore barese tornerebbe in campo per le elezioni regionali del 23 e 24 novembre, sfidando Antonio Decaro in una contesa che richiama inevitabilmente quella del 2004.
La storia di Lobuono
Lobuono, classe 1955, appartiene a una famiglia di editori storicamente vicina all’area socialista, attiva nella distribuzione dei giornali e negli anni 2000 con partecipazioni nel quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. Sotto il simbolo del Polo delle Libertà, impostò la campagna su temi ambientali e di rigenerazione urbana, proponendo “un ambiente migliore” come priorità per Bari. Lobuono si fermò allora al 41,05% contro un Emiliano neofita della politica ma già favorito. “Immaginavo dei numeri importanti per il candidato del centrosinistra, ma pensavo si sarebbe arrivati a uno scarto minimo, quasi a un pareggio – dichiarò allora ai cronisti –. Le cose, ovviamente, bisognerà analizzarle con i dati reali, esaminando anche i voti di lista. Ma certo Emiliano ha avuto il vantaggio di fare campagna elettorale per otto mesi mentre a me è stato chiesto di candidarmi solo quaranta giorni fa”.
Paralleli con il 2004
Parole che, due decenni dopo, sembrano tornare attuali: anche oggi, per Lobuono, la campagna elettorale parte in salita e con poco più di cinquanta giorni a disposizione. La candidatura del 2004 fu il risultato di una lunga e tormentata trattativa nel centrodestra. All’inizio il favorito era Salvatore Tatarella, coordinatore regionale di Alleanza Nazionale e dato in vantaggio dai sondaggi. Ma Raffaele Fitto, allora presidente della Regione e uomo forte di Forza Italia in Puglia, impose la figura di Lobuono, che all’epoca guidava l’Ente Fiera del Levante. Una scelta che aprì tensioni fino a Roma. Il premier avrebbe avuto un’oggettiva difficoltà – si scriveva sulle colonne de La Stampa –: il presidente della Puglia, Fitto, ha contrapposto Luigi Lobuono, presidente della Fiera del Levante, una candidatura non di partito che, secondo Cicchitto, è molto forte. “Ma quale candidatura forte – avrebbe detto il coordinatore nazionale di An – nei sondaggi Tatarella è di gran lunga avanti, è il candidato vincente”. Alla fine, la candidatura di Tatarella sfumò. E Silvio Berlusconi, pur perplesso, dovette cedere alla linea Fitto.
Controversie elettorali
Le elezioni amministrative furono difficili anche dal punto di vista degli scontri un po’ in tutta Italia. A una settimana dal voto amministrativo ed europeo, il comitato elettorale di Lobuono fu vandalizzato: cassetti svuotati e quindici computer sequestrati. Episodi analoghi si verificarono nella stessa notte anche a Padova e Cagliari. “Episodi del genere – dichiarò allora il ministro Gianni Alemanno – possono essere evitati non solo con una rafforzata vigilanza da parte delle forze dell’ordine, ma con una totale condanna da parte dei partiti del centrosinistra”. Anche Emiliano, suo diretto avversario, si schierò in sua difesa: “Se necessario – disse – metteremo a disposizione tutti i nostri comitati per consentire a Lobuono e agli altri candidati di proseguire serenamente la campagna elettorale”.
Analisi della sconfitta del 2004
La sconfitta del 2004, scriveva ancora il Corriere, fu anche lo specchio dello scontento degli industriali locali, “stanchi del protagonismo di Raffaele Fitto, governatore forzista della Regione, e del mancato rilancio infrastrutturale e formativo del territorio”. Dopo la sonora sconfitta del candidato di centrodestra a commentare il voto fu lo stesso Fitto: “Il risultato delle amministrative è inequivocabilmente negativo – ammise –. Le ragioni di questo dato e le soluzioni per il futuro non possono ridursi a semplicistiche affermazioni a caldo, ma meritano una seria e attenta analisi”. Il contesto politico dell’epoca era complesso: Bari usciva da due mandati di Simeone Di Cagno Abbrescia, imprenditore alberghiero del centrodestra, e si apprestava a eleggere il magistrato Michele Emiliano, che prometteva di essere il “Rudolph Giuliani di Bari”. Tra gli altri candidati figuravano Pino Pisicchio (ex Dc, poi candidato civico con “Rinnovamento Puglia”), Lucio Marengo per “Insieme per Bari”, Lucia Oliva con “Viva il Sud” e Alessandra Mussolini con “Alternativa Sociale”.
Il ruolo di Lobuono alla Fiera del Levante
In quello stesso 2004, il Corriere della Sera scrisse che Lobuono “pagò l’incapacità di Forza Italia di ridare smalto alla Fiera del Levante, di cui è stato presidente, e per cui avrebbe pagato per colpe non sue”. Durante la sua presidenza, la Fiera contava oltre 4mila espositori e un milione e mezzo di visitatori. “La Fiera è un cantiere vivo per tutto l’anno – dichiarò allora – vogliamo consolidare la nostra posizione nel mercato del Sud e del Mediterraneo, guardando con decisione ai Balcani”. La sua gestione, tuttavia, fu segnata anche da episodi di forte esposizione politica. Nel 2002, durante una delle inaugurazioni settembrine, Berlusconi rimproverò pubblicamente la dirigenza per l’inadeguatezza dello spazio fieristico utilizzato per la cerimonia. Quell’episodio – riportato dai quotidiani dell’epoca – divenne simbolo delle tensioni tra il vertice nazionale di Forza Italia e la gestione locale della Fiera, poi oggetto di un processo di rinnovamento avviato nel 2009 con la trasformazione dello “Spazio 7” nel principale centro congressi cittadino.
Prospettive future per la Puglia
Oggi, come allora, Lobuono potrebbe accettare la sfida a ridosso della scadenza elettorale. E se Michele Emiliano ama ripetere che “la primavera pugliese è cominciata nel 2004”, chissà che – con le lotte intestine tra lui e Decaro, con l’avversario di allora tornato in campo e con il passo indietro di D’Attis – non sia in arrivo, stavolta, un’estate pugliese: calda soprattutto per gli equilibri da rinsaldare su ogni fronte.