giovedì, Settembre 4, 2025
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“Elisabetta II e la Corona infinita”

AGI – A tre anni dalla morte di Elisabetta II, la monarchia britannica, pur attraversando fasi nuove e a tratti turbolente, si presenta ancora solidafedele alla propria tradizione e sostenuta da un largo consensoRe Carlo III ha scelto di non stravolgere, e oggi il suo regno “è segnato da una sobrietà ereditata, ma anche da qualche scelta più netta”.

 

In un’intervista all’AGI, Marco Ubezio, avvocato, esperto della monarchia britannica e biografo della sovrana, racconta cosa è cambiato davvero da quel settembre del 2022, ricostruendo i passaggi chiave del regno di Elisabetta, la transizione verso Carlo III e le prospettive future con William e Kate.

 

 

Una regina insostituibile

“La figura della regina resta insostituibile. Settant’anni di regno, senza mai sbagliare praticamente un colpo. E con Carlo, oggi la monarchia britannica appare forse leggermente più sobriapiù leggera, ma è ancora profondamente riconoscibile”, spiega l’autore del libro ‘La Regina infinita’.

L’identificazione globale della monarchia

La più grande eredità è l’assoluta identificazione della monarchia con la sua persona, così forte da diventare globale. “Quando si parlava della regina, ovunque nel mondo si pensava – e si pensa ancora oggi – a Elisabetta. Era la regina per antonomasia. E lo è rimasta”. Simbolo immutabile in un mondo che cambiava, ma anche illusione per intere generazioni. “Guardando Elisabetta II che non cambiava mai nel corso degli anni, ci illudevamo che il tempo non passasse nemmeno per noi”.

Tre episodi simbolici del regno

Settant’anni di regno non si riassumono facilmente, ma secondo Ubezio sono tre gli episodi simbolici che raccontano meglio l’identità della regina. “Il primo è sicuramente l’incoronazione, nel 1953. Il primo evento in mondovisione. Un momento storico: milioni di persone in tutto il mondo videro l’incanto dell’antico e del sacro entrare nelle case, nonostante ci si trovasse già in pieno mondo moderno, nel dopoguerra, in un’epoca segnata da rivoluzioni geopolitiche”.

La morte di Diana

Il secondo momento – forse il più difficile – è legato alla morte di Diana, nel 1997. “La regina non voleva rendere pubblica la sua reazione – ricorda Ubezio – perché voleva proteggere William e Harry, ancora bambini. Non per mancare di rispetto a Diana – tra di loro non c’era odio, bensì una forte, fortissima incompatibilità – ma per tutelare la privacy della famiglia. Fu il governo a insistere per un funerale cerimoniale, spinto da un’opinione pubblica in fermento. E lì, forse per l’unica volta, Elisabetta si piegò agli umori del popolo. Un gesto che segnò profondamente i suoi nipoti, costretti a camminare dietro la bara della madre”. “Una delle poche volte in cui la monarchia ha sacrificato la serenità familiare per un’esigenza pubblica”.

Il Giubileo di Platino e Paddington

Infine, il momento più leggero, ma al contempo potentissimo sul piano simbolico, è stato il video realizzato per il Giubileo di Platino, nel 2022. “La regina seduta con l’orsetto Paddington a bere tè. È lì che si compie la riconciliazione totale con il mondo pop, con il pubblico, con le nuove generazioni. Un gesto che mostra autoironiatenerezzamodernità”, racconta Ubezio che si trovava lì a Londra nel momento in cui veniva trasmesso il filmato per la prima volta negli scherzi della città.

Elisabetta: garanzia istituzionale del Regno

Per settant’anni, Elisabetta è stata dunque la garanzia istituzionale del Regno. Un ruolo non politico il suo, come d’altronde prevedono le regole non scritte britanniche, ma senza rinunciare, allo stesso tempo, alla riunione settimanale con il premier, a prescindere dal colore politico. Un impegno che ha mantenuto dal lontano 1953, con tutti e quindici i primi ministri, anche se non con tutti furono rapporti facili.

Quello più significativo della sua vita pubblica fu senza dubbio con Winston Churchill. “Era già anziano, ma fu praticamente un secondo padre per Elisabetta, contribuì alla sua formazione politica e istituzionale, proteggendola nei primi anni da sovrana”. Non sono mancati però rapporti più complicati. “Con Tony Blair ci fu distanza, soprattutto per come gestì la morte di Diana, sovrapponendosi alla regina in quel frangente. Peggiore fu il rapporto con Boris Johnson, che non ebbe mai la stima della sovrana, e Ubezio svela che Elisabetta, privatamente, “non ha mai espresso giudizi lusinghieri sul suo operato”. Tuttavia, anche nei momenti più difficili ha mantenuto il suo stile istituzionale, terzo e imparziale. Durante la Brexit ad esempio, racconta Ubezio, “non fu entusiasta. Capiva che l’Europa aveva portato benessere al Paese, ma si adattò comunque all’esito del referendum come richiestole dal suo ruolo”. Ma al contempo, continuò a mandare messaggi simbolici – in maniera velata o meno – come quello inviato al Parlamento nel discorso della corona del 2017, tramite la scelta del suo abbigliamento: “Si presentò in blu, con un cappello ornato di fiori gialli. I colori dell’Europa. Un gesto sottile, ma chiaro, pungente”.

Carlo III: continuità sobria e alleggerita

Dopo la sua morte, il passaggio al regno di Carlo III ha rappresentato, secondo Ubezio, “una continuità sobriaalleggerita nei toni ma fedele nei fondamenti. Lo stile è molto simile a quello della madre: discrezionenessuna esposizione politica, cosa non scontata, visto che da principe Carlo spesso interveniva pubblicamente”. Carlo ha anche accentuato la sensibilità ambientale già presente nella famiglia reale. “Già Elisabetta aveva abbracciato i temi green negli ultimi anni, basti pensare alla COP di Glasgow. Ma Carlo lo ha rilanciato. L’ambiente è da sempre un tema centrale per lui, come lo è per tutta la famiglia. Non dimentichiamo che anche il principe Filippo, fu cofondatore e primo presidente del WWF”. Il suo regno, iniziato nel segno della prudenza, ha portato però anche alcune modifiche. Emblematico il rito dell’incoronazione. “Tradizionalmente, tutti i pari del regno giurano fedeltà inginocchiandosi davanti al sovrano. Carlo ha eliminato questa parte, lasciando il giuramento solo al principe William. E ha introdotto una formula pubblica, da casa, che chiunque poteva recitare. Un cambio di tono più sobrio, più moderno, più vicino al popolo”.

Il principe Andrea e Harry e Meghan

Una delle rotture più nette rispetto al passato riguarda il trattamento riservato al principe Andrea, coinvolto nello scandalo Epstein. “La risposta di Carlo è stata durissima. Andrea è oggi un paria nella famiglia reale. Se con la regina, che lo considerava il figlio prediletto, Andrea aveva mantenuto una visibilità simbolica, partecipando ad alcuni eventi, come la messa in ricordo del principe Filippo in cui si è mostrata a braccetto con il figlio minore, con Carlo è cambiato tutto. “Nessun ruolo pubblico, nessuna presenza ufficiale. Zero visibilità”. E Ubezio ne spiega il motivo. “Carlo non può permettersi di apparire accomodante e indulgente col fratello, come invece parzialmente lo era stata Elisabetta. C’è anche l’ipotesi di togliergli addirittura la White Lodge, una delle residenze attorno a Windsor”. Più sfumato, invece, il caso Harry e Meghan. “Nessun cambiamento ufficiale, nessun reintegro. Ma Carlo, da padre, ha tentato vie informali di riconciliazione. Si parla di un possibile incontro tra re Carlo e il principe Harry nelle prossime settimane, ma comunque – assicura Ubezio – non sono previste modifiche al loro status”.

William e Kate: occhi sul futuro

Il futuro della monarchia passa per William e Kate, la cui popolarità è altissima. “Si alternano al primo posto nei sondaggi. Kate, con la sua recente malattia, ha saputo mostrare empatiaforzaumanità e di conseguenza più vicina alla gente comune. Sono amatissimi”.

Una svolta comunicativa con William

Oggi, William rappresenta anche una svolta dal punto di vista comunicativo. “L’impressione è che il suo regno sarà molto più attento alla pubblica opinione e agli umori ‘social’. Più sensibile ai sondaggi, più flessibile. Se Carlo è stato un ponte tra il vecchio e il nuovo, William segnerà una monarchia più reattiva, più dialogante con il popolo. Un vero cambio di passo rispetto alla linea tradizionale di Elisabetta”.

Consenso stabile per la monarchia

Nonostante le fratture familiari, la monarchia conserva dunque un altissimo consenso popolare. “Oggi, un referendum sulla repubblica non avrebbe alcuna possibilità. Il sostegno alla monarchia è intorno al 70-80%, e anche nei momenti peggiori – come dopo la morte di Diana – il favore per la Repubblica non ha mai superato il 30%”.

La forza dell’istituzione monarchica

“Carlo ha fatto pochi errori”, osserva Ubezio. “Ha gestito bene il suo stato di salute, la malattia della nuora, la riabilitazione di Camilla. Ma il vero punto di forza non è lui, è l’istituzione. Gli inglesi sono profondamente legati alla monarchia, indipendentemente da chi la incarna. È parte dell’identità nazionale”. Una monarchia che cambia senza perdere sé stessa. È soprattutto la forza dell’istituzione che colpisce. A tal proposito, Ubezio conclude con un’osservazione che riassume l’essenza della corona britannica: “Carlo partiva svantaggiato: il divorzio, le polemiche con Diana, l’ombra di Camilla. Ma la monarchia è andata avanti sui livelli della madre, ed è la prova che ha una forza che va oltre il singolo sovrano. È un’istituzione radicataidentitaria, con un suo peso autonomo”.

Il futuro della monarchia

È la monarchia dunque che regge tutto, più della persona che la rappresenta. “E con William e Kate, sembra già pronta per il prossimo capitolo”.

 

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