venerdì, Agosto 1, 2025
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“Fate una legge che abbia un senso”. Le parole di Oppelli scuotono la politica

AGI – La prima data cerchiata in rosso, riferisce all’Agi chi si occupa del dossier del fine vita, è quella del 3 novembre, quando dovrebbe arrivare la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge della Toscana. La seconda, quella dell’approdo in Aula del testo all’esame delle commissioni competenti a Palazzo Madama, resta ancora un’incognita. Verosimilmente il momento arriverà prima di novembre, ma il percorso del ddl resta ancora impervio.

L’appello di Martina Oppelli

Nel frattempo, un altro appello arriva alle forze politiche. È quello di Martina Oppelli, affetta da sclerosi multipla da oltre 25 anni, morta in Svizzera con il suicidio assistito.

“Gentili parlamentari e concittadini tutti, non so se vi ricordate di me, sono Martina Oppelli” – le sue parole contenute in un video rilanciato dall’associazione Luca Coscioni. “Più di un anno fa feci un appello a tutti voi affinché venisse promulgata e approvata una legge, una legge sensata che regoli il fine vita, che porti a un fine vita dignitoso tutte le persone, malate, anziane, ma non importa, prima o poi tutti noi dobbiamo misurarci con la fine della nostra vita terrena. Sì, questo appello è finito nel vuoto”.

Fate una legge” – l’invito – “che abbia un senso, una legge che tenga conto di ogni dolore possibile, che ci siano dei limiti, delle verifiche, ma non potete fare attendere due, tre anni prima di prendere una decisione. In questi ultimi due anni il mio corpo si è disgregato, io non ho più forza, perfino i comandi vocali non mi capiscono più”.

E ancora: “Sono in Svizzera, sì, forse una fuga direte voi, no, no, no, è un ultimo viaggio. Ho pensato che forse avrei dato meno fastidio, meno problemi, fuggendo all’estero, com’è la cosiddetta fuga di cervelli, ma non importa, sono qui e voglio restare qui e morire dignitosamente qui in Svizzera”.

Le reazioni politiche

Affermazioni che “pesano come pietre”, il giudizio della dem Debora Serracchiani. “Squarcia l’ipocrisia del Parlamento”, dice Riccardo Magi, segretario di +Europa. “Faremo del nostro meglio per rendere giustizia”, afferma la capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella.

Il dossier al Senato 

Il dossier al Senato è slittato, dopo il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. E le interlocuzioni sottotraccia di questi giorni non hanno portato ancora a una sintesi tra le forze politiche. La ricerca è quella di un compromesso. La novità è che il centrodestra è disponibile, riferiscono fonti ben informate, a fare un ulteriore passo in avanti nella direzione dell’ultima sentenza della Consulta che ha dichiarato inammissibile l’intervento attivo di un’altra persona nella somministrazione del farmaco in caso di suicidio assistito.

Il Servizio sanitario nazionale potrebbe mettere a disposizione le strumentazioni necessarie per il fine vita. Ma resta, inamovibile, il paletto sulla erogazione della prestazione. “Non basta, serve di più. Il Servizio sanitario nazionale deve coordinare il percorso, assumere un ruolo di ‘supervisione’ sulle modalità”, dicono dal Pd.

Il gruppo di Fratelli d’Italia al Senato ha discusso questa mattina del dossier durante una riunione che è servita a fare il punto sui lavori parlamentari. E sul coinvolgimento del Ssn i senatori del partito di Giorgia Meloni non sono disponibili a fare ulteriori ‘concessioni’. “A costo di non votare la legge oppure di non farla”, dice un esponente di Fdi. Le sensibilità anche nel partito di via della Scrofa sono diverse, il timore è che nello scrutinio segreto possano saltare gli schemi. Lo spazio alla libertà di coscienza, linea portata avanti soprattutto da FI, verrà dato, ma la paura è che possano verificarsi incidenti parlamentari. Gli emendamenti dei relatori, Zullo (Fdi) e Zanettin (FI), arriveranno a settembre, non prima. Poi si aprirà la discussione.

Tra le proposte di modifiche che sta preparando il centrodestra, la possibilità di eliminare la novità predisposta all’inizio del percorso: ovvero niente DPCM, nessun comitato di valutazione etica. L’orientamento è quello di lasciare che la materia del fine vita sia maneggiata dai 40 comitati territoriali già presenti e implementare soltanto il comitato di ‘coordinamento’ a cui viene destinata l’istruttoria su ogni singolo caso. Altra idea è quella di migliorare la parte del ddl sulle cure palliative. Ma il nodo resta quello del Ssn. Secondo l’ultima sentenza della Consulta, il Servizio sanitario nazionale deve avere un ruolo centrale nelle procedure di fine vita, in particolare nella verifica delle condizioni e delle modalità con cui una persona può esercitare la propria volontà.

“Possiamo accogliere alcune istanze della Corte ma non possiamo andare oltre”, il ‘refrain’ in Fdi. D’altro canto – ragiona una fonte parlamentare del centrodestra – “non possiamo correre il rischio di varare una legge che venga smontata dopo poco tempo dalla Corte costituzionale”. Qualora ‘saltasse’ il testo della maggioranza si andrebbe nell’Aula del Senato con la proposta del dem Bazoli. Ma l’orientamento delle forze politiche che sostengono il governo resta per ora quello di andare avanti per cercare di fronteggiare il ‘far west’ e di lasciare a ogni regione la possibilità di fughe in avanti. “Poi a settembre tireremo le fila”, taglia corto un ‘big’ di Fratelli d’Italia.

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