venerdì, Novembre 7, 2025
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Fiuto, norme e IA: cosa serve per riportare a casa le opere d’arte rubate

AGI – Quadri, gioielli, reperti archeologici, pale d’altare, scomparse e mai più ritrovate. Furti che hanno sottratto al patrimonio artistico italiano pezzi di inestimabile valore. Il 3 gennaio 2018 al Palazzo Ducale di Venezia sono stati sottratti due orecchini e una spilla di diamanti appartenenti al tesoro dei Moghul e dei Maharaja, preziosissimi oggetti realizzati tra il XVI e il XX secolo per un importo da 3 milioni di euro. I responsabili furono arrestati, ma della refurtiva si perse traccia. Nel 2024, al Vittoriale degli Italiani furono portate via 49 opere d’arte del maestro Umberto Mastroianni. Sono oltre un milione e 700 mila le opere d’arte che mancano all’appello. 

Ma ogni tanto c’è anche qualche buona notizia. “La Madonna con Bambino” di Antonio Solario e una pala d’altare dell’artista bolognese Orazio Samacchin sono le ultime opere d’arte rubate e tornate a casa dopo oltre 50 anni grazie al lavoro di uno speciale nucleo dei carabinieri specializzato in questo tipo di indagini. A raccontare all’AGI come agiscono i nostri detective dell’arte è il Tenente Colonnello Lanfranco Disibio, Capo Sezione Operazioni e Logistica del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e “Casco Blu della Cultura” , tra gli artefici delle indagini che hanno riportato in Italia il dipinto “Il vaso di fiori” rubato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il nucleo Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) viene istituito nel 1969, precedendo di un anno la Convenzione Unesco di Parigi del 1970, con la quale si invitavano, tra l’altro, gli Stati Membri ad adottare le opportune misure per impedire l’acquisizione di beni illecitamente esportati e favorire il recupero di quelli trafugati, nonché a istituire uno specifico servizio a ciò finalizzato. Quello che rende unico questo nucleo è la stretta collaborazione con il ministero della Cultura e a spiegarlo è proprio il Tenente Colonnello Disibio presentando le attività “I nostri carabinieri vengono tratti dall’organizzazione territoriale, devono avere un’esperienza di carattere investigativo per cercare di recuperare le opere d’arte, quindi la componente tecnico-scientifica è fornita dal Ministro della Cultura. Non siamo archeologi, non siamo architetti, non siamo storici dell’arte, facciamo un corso di specializzazione che ha lo scopo di preparare il personale a conoscere quegli strumenti normativi, giuridici e legislativi che consentono di fare le attività investigative funzionali al recupero dei beni culturali. Ovviamente il lavoro viene condotto insieme al ministero della Cultura: questa è, la peculiarità, la cifra distintiva italiana che attira molto dal punto di vista dell’attenzione internazionale”. 

Cosa serve a questo tipo di indagini? 
Sicuramente un quadro normativo nazionale e internazionale adeguato e poi una banca dati. Dal 2022, è stato introdotto il titolo VIII nel Codice Penale specificamente dedicato ai beni culturali che ha introdotto una serie di condotte illecite che riguardano il patrimonio culturale tipizzando l’oggetto giuridico di tutela, innalzando le pene: furto di bene culturale, ricettazione di bene culturale, appropriazione indebita di bene culturale.

E la tecnologia come vi aiuta?
La banca dati è un pilastro fondamentale. Perché questi beni riappaiono sul un mercato a distanza di moltissimi anni, perché viaggiano su un mercato grigio e non su un mercato illegale, perché un’opera rubata può riapparire dopo 80 anni. Si può perdere la memoria del furto, e l’opera può apparire in un museo, in una mostra come se nulla fosse. La banca dati serve per sopravvivere all’Alzheimer, e attraverso le immagini continuare la ricerca nel mercato dell’arte, con la comparazione continua dei beni in vendita con quelli da ricercare. Questa banca dati che originariamente era analogica, è diventata a partire dagli anni ‘80-’90 digitalizzata.

 

 

Quanti beni contiene?

Abbiamo 1.325.327 beni rubati e 1.042.333 immagini inserite. All’interno della banca dati ci sono più di 67.436 beni denunciati, di cui 61.870 in Italia e 5.566 provenienti dall’estero, perché i paesi stranieri sanno che noi facciamo questo lavoro sistematico di controllo e moltissime volte recuperiamo beni che sono stati rubati e sottratti in un paese straniero.

Come funziona materialmente la banca dati?
Per fare un esempio. Se c’è la tela che contiene una Madonna con Bambino, questa viene scomposta e con un menù a tendina, con una serie di questioni pre – impostate viene catalogata. Quando sarà il momento di fare una ricerca con un’opera analoga ci sarà una ricerca dove verranno restituiti i risultati di tutte le madonne con bambino e con magari una candela che sono presenti nella banca dati. Con la digitalizzazione, questo processo è stato migliorato con un riconoscimento fotografico. Quello che prima si faceva a mano, oggi si fa con pochi passaggi, molto più veloci. 

L’intelligenza artificiale vi sta aiutando?
Il progetto SWOTS sta per Stolen Works of Architecture System che è un’evoluzione dell’infrastruttura informatica della banca dati che viene utilizzata per la ricerca automatica dei dati sul web, sul social network e sul dark web. L’operatore dà le indicazioni alla macchina di ricercare un determinato evento, un determinato spazio e questo permette al sistema di individuare un’opera, un quadro con determinate caratteristiche anche all’interno di un sito, di un’agenzia immobiliare che sta vendendo una casa e nel vendere quella casa ha messo un’immagine di una stanza dove c’è un’opera scomparsa e quindi andiamo a ritrovare questi beni. Questo permette di fare controlli massivi sui beni che noi controlliamo, aumentare la quantità delle informazioni sui beni culturali in circolazione e questo rafforza anche la cooperazione internazionale. 

È un sistema che ha già portato i suoi frutti?
Abbiamo avuto molti effetti positivi dall’utilizzo di questo sistema. Un’evoluzione del software permetterà di fare questo tipo di verifiche anche sui beni tridimensionali, fare accerti sui video, anche su immagini non particolarmente nitide. Grazie all’Intelligenza artificiale, a  partire dal 2023 sono stati localizzati 192 beni: dei quali 66 sono già stati recuperati; 128 rubati in Italia e localizzati in Italia; 30 rubati in Italia e localizzati all’estero; 23 rubati all’estero e localizzati all’estero e infine, 2 rubati all’estero e trovati in Italia.

Nei furti di un’opera pittorica o di una pala d’altare succede spesso che per non renderla riconoscibile e per massimizzare i profitti viene tagliata. Da una pala d’altare posso ricavare 4 o 5 quadri che poi rimetterò sul mercato, così la rendo più difficilmente riconoscibile Il sistema di intelligenza artificiale riesce a individuare quel dettaglio che è stato tagliato e che è diventato praticamente un quadro a parte.

 

(continua…)

 

 

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