AGI – “Non è possibile procedere ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell’impronta, come incomprensibilmente richiesto dai difensori della persona offesa”. Ètranchant la considerazione del procuratore aggiunto Stefano Civardi in risposta all’istanza dell’avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni che aveva chiesto alla Procura di procedere con un incidente probatorio per analizzare l’impronta 33 trovata sulla parete destra della scala che portava alla taverna di casa Poggi. Nel provvedimento, il pm mostra di non condividere i rilievi critici dell’avvocato Tizzoni sostenendo “che dal corpo della richiesta emergono elementi estranei al rituale impianto motivazionale idoneo a sostenere un incidente probatorio: preoccupazione per la messa in dubbio dell’operato del RIS Carabinieri di Parma, fastidio per un’indagine autorizzata dal giudice e conseguente a una sentenza della Corte di Cassazione che dura da alcuni mesi laddove il termine legale fisiologico è assai superiore, pretesa volontà di stabilire una corretta informazione, denuncia apodittica di fughe di notizie”.
Poi il magistrato entra nel cuore della questione affermando di avere preso atto “che l’intonaco grattato in corrispondenza dell’impronta numero 33 risulta allo stato interamente utilizzato, dopo essere stato verosimilmente pregiudicato dall’azione inibente della ninidrina per indagini biologiche“. Inoltre, argomenta, “la fialetta originariamente contenente il ‘grattato’ non è stata rinvenuta il 17.6.2025 nei reperti provenienti dal Ris dei carabinieri di Parma, oggetto del pendente incidente probatorio ammesso dal gip e richiesto da questo ufficio, sicché all’evidenza, non è possibile procedere ad accertamenti biologici sul reperto fotografico dell’impronta, come incomprensibilmente richiesto dai difensori della persona offesa”.