AGI – Da oggi si fa ‘sul serio’ nella nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi. Dopo mesi di ricostruzioni mediatiche e di parte, entra in campo la scienza e lo fa, questa volta, nel contraddittorio, cioè alla presenza dei legali dell’indagato, Andrea Sempio, della famiglia Poggi, dei pubblici ministeri e della difesa di Alberto Stasi, condannato a 16 anni.
Sono cinque i punti che possono contribuire a riscrivere la storia dell’omicidio di Chiara Poggi, almeno secondo le attese della Procura di Pavia e degli avvocati di Stasi. Cinque quesiti ai quali sono chiamati a fornire una risposta gli esperti nominati dalla giudice di Pavia, Daniela Garlaschelli entro novanta giorni, salvo proroghe, e poi a riferirne in aula il 24 ottobre.
Analisi dei profili genetici
Punto primo: “Analizzare i profili genetici estrapolati dai margini ungueali di Poggi Chiara, ottenuti dal perito Francesco De Stefano, già nominato dalla Corte di Assise di Appello di Milano. Valutare la possibilità di utilizzare, ai fini di un confronto attendibile e secondo lo stato attuale della scienza e delle tecniche forensi, i profili genetici di cui al punto precedente”. I periti dovranno cioè analizzare i profili genetici trovati sui margini delle unghie di Chiara Poggi, prelevati da De Stefano durante il processo d’appello-bis. Secondo Carlo Previdere’, consulente dell’accusa nell’indagine di Pavia, “il dna sulle unghie di Chiara è sovrapponibile con quello di Sempio“. De Stefano aveva invece sostenuto che il dna non fosse attribuibile a nessuno perché era “scarso e degradato“.
Estrazione del DNA dalle impronte
Punto secondo: “Effettuare l’estrazione del DNA dai ‘para-adesivi’ delle impronte rinvenute sulla scena del crimine e dagli oggetti già analizzati presso i laboratori del RIS di Parma“. Tra le impronte analizzate non ci sarà quella su cui si è discusso di più, classificata come numero 33, che è stata attribuita nelle nuove indagini a Sempio e viene considerata uno dei principali indizi a suo carico perché si trova sulla parete delle scale che scendono nella cantina della villetta di via Pascoli, poco sopra il cadavere della vittima. Sarà invece rivalutata la numero 10 che non è mai stata ricondotta a nessuno nel tentativo di darle un ‘proprietario’, una persona, nelle ipotesi degli inquirenti, che potrebbe avere ‘aiutato’ Sempio nel compiere il crimine.
Analisi di nuovi campioni biologici
Punto terzo: “Procedere all’estrazione del DNA da campioni biologici e reperti che non siano mai stati sottoposti ad analisi genetica, già oggetto di analisi ma con esiti dubbi o inconclusivi ancora presenti presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Pavia”. Un campionario di oggetti che ha dato adito a diverse suggestioni, ora da confermare o smentire, che comprende un frammento del tappetino del bagno della villetta di via Pascoli, le confezioni di tè, un vasetto di yogurt, cereali, biscotti e altri sacchetti.
Comparazione dei profili genetici
Infine, la richiesta agli esperti è quella di “seguire la comparazione dei profili genetici estrapolati al fine di accertarne l’eventuale corrispondenza o compatibilità con il profilo genetico dell’indagato Andrea Sempio; il profilo genetico di Alberto Stasi; i profili dei membri della famiglia Poggi; i profili genetici di eventuali altri soggetti che frequentavano abitualmente l’abitazione della vittima individuati in: Mattia Capra Mattia, Roberto Freddi, Alessandro Biasibetti (amici di Sempio, ndr) e, per quanto riguarda i vari e ulteriori reperti, Stefania Cappa e Paola Cappa, nonché per Marco Panzarasa (amico di Stasi, ndr), nonché gli ufficiali dei carabinieri Gennaro Cassese, Marco Pizzamiglio, Giancarlo Sangiuliano e Marco Ballardini, procedendo, ove necessario, al prelievo di campioni biologici utili ai fini della comparazione, rivolgendosi al giudice in caso si debba provvedere al prelievo coattivo su persone”.
L’obiettivo è quello di dare un’identità a tutte le persone entrate nella villetta, cercando di fare chiarezza su una scena del delitto analizzata senza le dovute cautele nelle primissime ore dei rilievi. Parola alla scienza, dunque, con appuntamento alle 10 e 30 al Gabinetto regionale della polizia scientifica a Milano. Solo dopo le risposte ai delicati quesiti si capirà che strada potrà prendere l’inchiesta.