martedì, Luglio 22, 2025
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Giuseppe Sala va avanti, ma il centrosinistra chiede una svolta

AGI – Non solo il Partito Democratico e la coalizione di centrosinistra: contro le dimissioni del sindaco di Milano, Beppe Sala, prima e dopo il suo intervento in Consiglio Comunale, si esprime anche un pezzo di centrodestra. Forza Italia e Noi Moderati si dicono d’accordo sull’opportunità di lasciare alle urne la sentenza politica sul primo cittadino e alle aule dei tribunali quella giudiziaria sull’operato della sua giunta.

Solo 24 ore prima che comparisse in Aula a Palazzo Marino, Sala aveva incassato il via libera del Partito Democratico milanese. Non senza condizioni: “Abbiamo espresso le nostre priorità, confermando al sindaco la necessità di segnali di cambiamento per rispondere ai nuovi bisogni della città”, faceva sapere ieri il segretario del Pd metropolitano, Alessandro Capelli: “Può essere un’occasione per ripartire, investendo sul confronto serrato con la città da parte di tutto il centrosinistra, dando priorità alle sfide più pressanti che hanno investito Milano: diritto all’abitare, direzione dello sviluppo urbanistico, accessibilità, equità e città pubblica”. Insomma, la richiesta è quella di spostare l’agenda della Giunta cosi’ da renderla più vicina ai temi caratterizzanti l’azione del Pd nazionale. Anche da Avs arriva la richiesta esplicita di rivedere la posizione su alcuni dossier, come quello dello stadio.

“È necessaria una svolta in netta discontinuità”, avverte Bonelli: “La priorità non è certamente la vendita dello stadio di San Siro per demolirlo e costruire un’operazione immobiliare che snaturi ulteriormente l’identità urbana. La vera priorità è la riqualificazione delle periferie. Non è accettabile che l’attenzione si concentri sulla costruzione di nuovi edifici dove poi le case costano 20.000 euro al metro quadro”.

L’appoggio di Renzi

Il sostegno del Pd, in ogni caso, è reso plasticamente dalla presenza in assemblea comunale di diversi esponenti dem, dalla deputata e segretaria regionale Silvia Roggiani, alla senatrice Simona Malpezzi. Presente anche Ivan Scalfarotto di Italia Viva. E lo stesso Matteo Renzi spiega che “un Paese civile è un Paese in cui le sentenze si fanno nelle aule giudiziarie e il garantismo si applica a tutti, avversari e amici”. Per questo, aggiunge Renzi, “noi siamo dalla parte della giustizia, non del giustizialismo” e “diciamo a Beppe Sala: vai avanti”. 

Un argomento, quello del garantismo, utilizzato anche da chi, nel centrodestra, invita ad attendere le sentenze e il verdetto degli elettori: “Io sono garantista e siamo sempre stati garantisti. Al di là del giudizio sull’amministrazione comunale di Milano, che è un giudizio negativo, però riteniamo che non sia la magistratura a decidere quando cessa un’amministrazione”, sottolinea il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani a palazzo Chigi, prima del vertice del centrodestra sulle regionali. “Io credo che Sala non debba dimettersi perchè ha avuto un avviso di garanzia”, aggiunge poi il leader di Forza Italia: “Il problema è come viene amministrata Milano, ma non possiamo neanche permettere che a causa di inchieste giudiziarie si fermi la crescita di una città come Milano”. Un riferimento che sembra rimandare alle olimpiadi invernali Milano-Cortina, appuntamento di carattere internazionale che rischierebbe di ricevere seri contraccolpi da una fine anticipata della Giunta. Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, aggiunge un elemento umano all’argomento del garantismo: “Conosco Sala, lo stimo, è una persona che secondo me da sempre agisce in maniera corretta, ma lo contrasto da un punto di vista politico. Per questo ribadisco: a decidere di cambiare Giunta devono essere i cittadini, non un’inchiesta”.

La posizione di Fratelli d’Italia e Lega

Diverse le sensibilità in Fratelli d’Italia e Lega. “Il giudizio della Lega sulla giunta di Milano guidata da Giuseppe Sala è pessimo e non per le inchieste giudiziarie che stanno travolgendo Palazzo Marino”, si legge in una nota del partito di via Bellerio: “Nell’attesa che la magistratura faccia il proprio corso, la città è diventata una boutique su misura per milionari, sempre più insicura, sfiduciata e paralizzata, incapace di trattenere giovani, precari o ceto medio. Il centrosinistra ha gravemente fallito e dovrebbe consentire ai milanesi di tornare al voto”.

Fratelli d’Italia, al termine del discorso del primo cittadino in aula, lo pungola su cinque punti, tra cui il destino dello stadio, l’eventuale costituzione a parte civile del comune nei processi sull’urbanistica, il Pgt ombra di cui parla Giuseppe Marinoni nelle carte dell’ultima indagine. E l’eurodeputato FdI, Carlo Fidanza, attacca: “Come prevedibile, Beppe Sala rimane disperatamente aggrappato alla poltrona, protetto da una maggioranza a guida Pd ormai decotta e tenuta insieme solo dalla paura del voto. Milano non merita di rimanere ostaggio delle lotte di potere di una sinistra in agonia, complice del degrado, dell’illegalità e dell’abbandono. Serve una svolta. E serve adesso”.

 

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