AGI – La Foresta Nazionale di Malheur, nell’Oregon orientale, vanta alcuni degli alberi più antichi dello Stato, tra cui pini e larici che vivono più di 500 anni. Ma molti di questi alberi secolari stanno morendo a un ritmo allarmante, come dimostra una nuova analisi. Tra il 2012 e il 2023, un quarto degli alberi con più di 300 anni, distribuiti in modo casuale in aree prive di strade, è morto, secondo lo studio. È probabile che il declino sia dovuto a una triplice combinazione di siccità, infestazioni di insetti e competizione con gli alberi più giovani.
“È triste vedere così tanti vecchi alberi morire”, ha affermato il ricercatore principale James Johnston, professore associato di ricerca presso l’Institute for Resilient Organizations, Communities, and Environments dell’Università dell’Oregon. “Nelle foreste più umide e produttive, dominate dall’abete di Douglas dell’Oregon occidentale, la creazione di riserve protette si è dimostrata una strategia efficace per proteggere gli alberi secolari. Ma questa ricerca dimostra che abbiamo bisogno di una gestione attiva per rimuovere gli alberi più giovani e proteggere così quelli secolari nelle foreste secche dell’Oregon orientale e meridionale”.
Cosa emerge dalla ricerca
Il team di Johnston ha pubblicato i suoi risultati sulla rivista Forest Ecology and Management. Il periodo di studio risale a quando Johnston, ecologo specializzato in incendi, stava lavorando alla sua tesi di dottorato. All’epoca, la sua ricerca prevedeva il prelievo di campioni di carotaggio da alberi secolari in aree non disboscate e prive di strade della Foresta Nazionale di Malheur, dove gli alberi venivano lasciati indisturbati.
Gli alberi secolari, come pini, abeti e ginepri più vecchi, immagazzinano carbonio e forniscono un habitat fondamentale. I loro estesi apparati radicali fungono anche da filtri per l’acqua che scorre nel terreno, contribuendo a mantenere la qualità e la disponibilità idrica.
Dieci anni dopo il lavoro iniziale, Johnston è tornato nella zona per verificare quali alberi fossero ancora vivi. Lui e i suoi colleghi hanno individuato 1.617 esemplari del progetto precedente, la cui età variava da pochi decenni a oltre 600 anni. Un terzo degli alberi di età compresa tra 150 e 300 anni e un quarto di quelli di età superiore ai 300 anni erano morti negli ultimi dieci anni. “Stiamo parlando di alberi che possono facilmente superare i 500 anni, e un quarto di loro è morto in soli dieci anni. È davvero allarmante”, ha detto Johnston.
Le cause della mortalità
È emerso che gli alberi la cui crescita aveva subito un rallentamento negli ultimi cinque anni circa erano più suscettibili alla morte. Anche gli alberi più vecchi, in aree non colpite da incendi boschivi negli ultimi 130 anni, correvano maggiori rischi. Questo perché gli incendi boschivi contribuiscono a diradare la foresta, rimuovendo gli alberi più giovani che competono per acqua e sostanze nutritive. La competizione è una delle principali cause delle perdite a Malheur, ha spiegato Johnston. Nelle aree protette — come quelle non disboscate e prive di strade campionate — è generalmente illegale abbattere gli alberi. Ciò porta a una crescita eccessiva di esemplari più giovani, rispetto alle aree gestite dove si pratica il diradamento. La competizione per le risorse si somma a un altro problema: la siccità.
Sebbene le foreste dell’Oregon orientale siano considerate “foreste secche” — ossia adattate ai periodi di siccità stagionale — necessitano comunque di acqua per sopravvivere. E l’area è significativamente più arida di un tempo. A complicare il quadro, durante il periodo di studio diverse specie di insetti defogliatori, come la tortrice del germoglio dell’abete rosso e la falena dell’abete di Douglas, hanno attaccato gli alberi. È probabile che la tendenza all’aumento di incendi e invasioni di insetti continui, ha avvertito Johnston.
Gli alberi ‘giovani’ sono pochi
Quando il team ha elaborato modelli statistici basati su queste tendenze, ha scoperto che gli alberi più giovani non riescono a compensare i tassi di mortalità di quelli più anziani. I modelli prevedono che meno di un quarto degli alberi secolari sopravvivrà nei prossimi 50–60 anni. Ciò è dovuto in parte al tempo che un albero impiega per crescere. “Non è possibile sostituire un albero di 300 anni in dieci o venti anni”, ha rimarcato Johnston.
Nonostante le notizie inquietanti per gli alberi secolari di Malheur, esiste una via d’uscita. Ridurre la competizione tra gli alberi è la strategia più promettente per preservarli, ha affermato Johnston. Nelle aree in cui è possibile un diradamento regolare, le prospettive sono più positive. Tuttavia, i dati relativi a tali foreste sono limitati, perché gli alberi secolari vivono ben oltre la durata di una carriera di ricerca. “Abbiamo bisogno di molte più ricerche sul destino degli alberi secolari e delle foreste secche”, ha concluso Johnston. “Si tratta di sistemi per i quali non disponiamo di dati sufficienti”.