martedì, Settembre 9, 2025
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I 40 anni di Super Mario Bros

AGI – Quando comparve per la prima volta sugli schermi nel 1981, il baffuto eroe Nintendo non si chiamava ancora Mario, ma “Jumpman”. Era un falegname con un’unica missione: salvare la fidanzata – allora chiamata Lady, poi ribattezzata Pauline – dalle grinfie di una scimmia ribelle in Donkey Kong. Il gioco, semplice e immediato, gettò le basi di un mito che nessuno, nemmeno i suoi creatori, poteva immaginare.  Nel 1982 il personaggio cambiò nome e ruolo in Donkey Kong Junior, unico titolo in cui comparve come antagonista e non come l’eroe che tutti conoscono. L’anno dopo, nel 1983, arrivò Mario Bros., ambientato nelle fogne di New York, dove Mario fece coppia con il fratello Luigi. Da allora i due furono fissati nell’immaginario come idraulici italoamericani, due uomini comuni alle prese con nemici straordinari.

La consacrazione arrivò nel 1985 con Super Mario Bros. Per la prima volta il giocatore affrontava un lungo viaggio a scorrimento orizzontale attraverso otto mondi coloratissimi, per sconfiggere Re Koopa e liberare la Principessa Peach. Fu una rivoluzione tecnica e culturale: oltre 40 milioni di copie vendute, un record assoluto per l’epoca, e il definitivo lancio di Mario nell’Olimpo della cultura pop mondiale. 

Proprio sul loro cognome si è discusso a lungo. In molti hanno creduto che si chiamassero “Mario Mario” e “Luigi Mario”, un dettaglio diventato celebre con l’uscita del film hollywoodiano Super Mario Bros. del 1993. A chiarire la questione è stato Shigeru Miyamoto, il leggendario game designer giapponese e padre del personaggio:
“È una vecchia storia. A Hollywood fecero una versione cinematografica dei Mario Bros. molti anni fa. In una scena della sceneggiatura serviva un cognome. Qualcuno suggerì che, essendo i Mario Bros., dovessero chiamarsi Mario. Così nacque ‘Mario Mario’. Quando lo seppi, risi di gusto. Alla fine lo inserirono nel film e da lì è rimasto. Ma in realtà, proprio come Topolino non ha un cognome, Mario è semplicemente Mario e Luigi è semplicemente Luigi”.

Un eroe senza tempo

Da allora il personaggio non si è più fermato. È stato il volto di decine di spin-off e serie parallele: dalle corse sfrenate di Mario Kart ai mondi cartacei di Paper Mario, dalle sfide collettive di Mario Party alle avventure epiche in 3D come Super Mario 64 e Super Mario Odyssey. Con la Nintendo 64 nel 1996 incarnò il passaggio storico dei videogiochi dalla grafica bidimensionale alla tridimensionale, trasformando per sempre l’esperienza di gioco.

 

Infographic: Super Mario: The Timeless Bestseller | Statista 

Oggi Mario è un’icona transgenerazionale. Non è più soltanto un personaggio dei videogiochi, ma un simbolo universale, capace di parlare sia ai bambini che impugnano oggi una Switch, sia agli adulti che lo hanno conosciuto negli anni Ottanta e Novanta. Collezionisti come il giapponese Kikai, che custodisce tra i 20.000 e i 30.000 oggetti dedicati all’idraulico, testimoniano un culto che ha travalicato lo schermo.  “È stato mio padre a comprare il gioco, e da allora non ho mai smesso di giocarci”, racconta all’AFP dal suo ufficio, dove conserva la sua immensa collezione. Pupazzi, peluche, tappeti, qui l’idraulico è ovunque.

 

 

Ma nel mondo, in generale, è facile incontrare la figura di Mario. La sua immagine campeggia su set Lego, linee di moda e accessori, parchi a tema in Giappone e negli Stati Uniti. Èpo, ovviamente, è tornato anche al cinema: Super Mario Bros. – Il film (2023) è stato uno dei maggiori successi degli ultimi anni, con oltre 1,3 miliardi di dollari incassati, secondo i dati di Variety, e un sequel è già annunciato per il 2026.

Nato quasi per caso, frutto di limitazioni tecniche e di un design funzionale, Mario si è adattato ai tempi, evolvendo insieme alle generazioni che lo hanno accompagnato. Non è più soltanto l’eroe che salva la principessa: oggi riflette i cambiamenti della società, accanto a protagoniste femminili che guidano le proprie avventure. Eppure ha mantenuto intatto il suo tratto più autentico: quello di un uomo comune, vicino a chiunque abbia impugnato almeno una volta un controller.  

 

 

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