AGI – L‘intelligenza artificiale sta facendo fare un passo inddietro al mercato del lavoro: si tornai ai colloqui di lavoro faccia a faccia. Negli ultimi anni, i colloqui virtuali erano diventati la nuova normalità nelle assunzioni, spinti dall’aumento del lavoro da remoto e dal desiderio delle aziende di accelerare le assunzioni. Il problema è che sempre più candidati imbrogliano utilizzando strumenti di intelligenza artificiale per dare le risposte giuste.
Ma accade di peggio: a volte i truffatori che sfruttano l’intelligenza artificiale per spacciarsi come candidati con l’obiettivo di rubare dati o denaro una volta assunti. Le aziende stanno rispondendo con metodi tradizionali. Cisco e McKinsey, scrive il Wall Street Journal, sono tra le aziende in crescita che stanno ripristinando o aggiungendo incontri di persona con i candidati in varie fasi del processo di selezione.
Anche Google ha ripristinato i colloqui di persona per alcune posizioni, in parte per garantire che i candidati abbiano le competenze adeguate. I colloqui per posizioni di ingegneria del software e programmazione, che in genere comportano sfide di codifica in tempo reale, sono diventati una delle maggiori preoccupazioni. Molti di questi lavori, soprattutto nelle aziende tecnologiche più piccole, si svolgono da remoto, uno dei motivi per cui il processo di selezione è diventato in gran parte virtuale.
La ripresa dei colloqui di persona rappresenta un’inaspettata svolta nella corsa all’intelligenza artificiale. Sopraffatti dall’ondata di candidature, i datori di lavoro si sono rivolti a software per selezionarle. I candidati, a loro volta, si sono affidati a strumenti di intelligenza artificiale per creare profili più personalizzati e in pochi clic.
I rapidi progressi dell’intelligenza artificiale consentono ora di creare video e audio deepfake altamente realistici che possono permettere a un candidato meno qualificato di ottenere un vantaggio ingiusto in un colloquio o, peggio, consentire a truffatori di impersonare qualcuno in cerca di lavoro. L’anno scorso l’Fbi ha scoperto un giro di nordcoreani che utilizzavano false identità per ottenere lavori da remoto presso aziende statunitensi e incassare gli stipendi che servivano poi a finanziare le attività del regime.
In un sondaggio condotto dal gruppo di ricerca e consulenza Gartner su 3.000 candidati, il 6% ha dichiarato di aver partecipato a frodi durante i colloqui di lavoro, fingendosi qualcun altro o facendosi sostituire. La previsione è che entro il 2028, un profilo di candidato su quattro in tutto il mondo sarà falso.