AGI – Secondo una nuova ricerca dell’Università dell’East Anglia, più interagiamo con i robot, più li percepiamo come umani. Potrebbe sembrare una scena di Blade Runner, ma gli psicologi hanno studiato esattamente cosa rende le interazioni con i robot più umane. Un nuovo studio rivela che giocare con i robot per “rompere il ghiaccio” può aiutare a far emergere il loro lato umano.
Il team di ricerca afferma che le implicazioni per il futuro della robotica sono significative. L’articolo ‘Le azioni osservate dei robot non umanoidi inducono un’agenzia vicaria quando percepite come attori sociali, non come oggetti’ è pubblicato sulla rivista Journal of Experimental Psychology. Man mano che i robot assumono ruoli che vanno dall’assistenza all’assistenza clienti, progettare interazioni che promuovano l’impegno sociale potrebbe renderli più accettabili per gli esseri umani.
La ricercatrice principale, la dottoressa Natalie Wyer, della facoltà di Psicologia dell’UEA, ha affermato: “I robot e l’intelligenza artificiale stanno rapidamente diventando elementi fissi nelle case, negli ospedali e nei luoghi di lavoro. Volevamo capire meglio se le persone potessero interagire con i robot allo stesso modo in cui lo farebbero con gli altri esseri umani. E se saremmo mai riusciti a vederli come qualcosa di più di semplici pezzi di metallo, chip di computer e fili“.
Il team di ricerca ha avviato una serie di esperimenti con un robot a forma di scatola chiamato Cozmo. Oltre 100 partecipanti hanno interagito con Cozmo, mentre metà del gruppo di studio è stata incoraggiata a giocare prima con esso a un gioco sociale. Il team ha scoperto che i partecipanti che avevano precedentemente giocato con Cozmo consideravano il robot più simile all’uomo. Al contrario, coloro che interagivano con il robot in modo puramente meccanico non lo facevano.
“Abbiamo scoperto – ha proseguito Wyer – che quando le persone interagiscono socialmente con un robot, iniziano a percepire le sue azioni in modo più simile a quelle di un essere umano. Un aspetto chiave di questo fenomeno è che, sebbene le persone siano generalmente accurate nel giudicare la tempistica degli eventi, commettono errori sistematici quando tali eventi sono innescati da azioni umane. Abbiamo scoperto che i partecipanti commettevano gli stessi tipi di errori in relazione alle azioni di Cozmo, ma solo se prima avevano giocato a un gioco che dava l’impressione che Cozmo stesse “pensando” in modo indipendente. Questo suggerisce che il contesto è importante.
Persino il nostro robot non umanoide Cozmo potrebbe essere percepito come più simile a un essere umano e meno come una macchina o uno strumento dopo che i partecipanti ci hanno giocato. Il nostro studio getta luce su un fattore sottile ma potente nelle relazioni uomo-robot: la capacità di considerarli capaci di azioni indipendenti. Senza di essa, anche i robot più avanzati potrebbero essere visti come poco più che macchine. Poichè i robot stanno entrando sempre più nei nostri spazi condivisi, questa ricerca sottolinea un aspetto fondamentale: se vogliamo coesistere con i robot come collaboratori, potremmo prima dover interagire con loro”.