martedì, Novembre 4, 2025
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Il giorno dopo il crollo della Torre dei Conti: tra lutto e ricerca delle responsabilità

AGI – Il giorno dopo il crollo della Torre dei Conti nel centro di Roma dove ha perso la vita un operaio di 66 anni e altri 4 sono rimasti feriti in maniera lieve, ci si stringe nel dolore, ma ci si chiede inevitabilmente se questo ennesimo incidente sul lavoro poteva essere evitato. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio e il comune di Roma ha dichiarato per domani lutto cittadino, rimandando anche il sopralluogo alla fermata della Metro Roma C – Colosseo che sorge a pochi metri dal luogo del crollo. 

Nel pomeriggio, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri che ieri è rimasto tutto il giorno a seguire le operazioni di salvataggio di Octav Stroici, rimasto sepolto sotto le macerie per oltre 12 ore, oggi ha deposto un mazzo di fiori. 

 

 

La Cgil di Roma e del Lazio, la Cisl di Roma Capitale Rieti e la Uil del Lazio hanno invece indetto una fiaccolata ai Fori Imperiali. Nella convocazione scrivono: “Octav è morto svolgendo un lavoro gravoso, intenso e pericoloso a 66 anni, un’età in cui non solo si dovrebbe essere dispensati da tali attività, ma in cui si dovrebbe già poter essere in pensione. Ieri, mentre seguivamo con apprensione le operazioni di soccorso, nel nostro Paese altre quattro persone sono morte sul lavoro. Una strage contro la quale serve un’azione decisa da parte delle istituzioni e del sistema delle imprese”. 

Lo stato dei lavori della Torre 

 “Stavamo concludendo la fase preliminare, i lavori di consolidamento, perché si era rivelata necessaria la rimozione dell’amianto – ha spiegato il sindaco Gualtieri – ed era stata completata la rimozione dell’amianto”. L’intervento era finanziato con fondi del PNRR, per un importo di 6,9 milioni di euro. 

“Il sito stava per essere consegnato per la parte 2 – ha aggiunto – che prevedeva esattamente, sulla base di un progetto dei tecnici, la sua messa in sicurezza per poi poterne fare un centro culturale dedicato alla storia della parte medioevale di questa zona del centro archeologico romano. Insomma era uno dei vari progetti del Pnrr – ha concluso – che appunto prevedeva la messa in sicurezza del sito, perche’ questa torre, che ha una storia molto particolare perché ha una stratificazione storica di interventi enormi: è una torre medievale, poi crollata, poi parzialmente edificata nel Rinascimento, poi c’era un palazzo attaccato a questo lato, poi demolito nell’Ottocento, poi demolito”.

“Insomma – ha detto ancora – una storia di interventi degli anni Trenta, quindi interventi molto completi, e poi l’inagibilità dal 2007. Quindi questa situazione del bene richiedeva appunto interventi molto complessi, anche nella loro progettazione, che era stata fatta e quindi, grazie alle risorse del Pnrr, finalmente dopo tanti anni di assenza di interventi, perché dopo dal 2007 era stato lasciato cosi’, si era finalmente iniziato a intervenire”. 

 

 

La Procura di Roma acquisirà gli atti

La procura di Roma acquisirà gli atti relativi alla gara per verificare i requisiti dell’azienda appaltatrice dei lavori in corso alla Torre dei Conti – in cui si procede per disastro colposo e omicidio e lesioni colposi commessi in violazione della norma antinfortunistica -, c’è un pool di magistrati composto dai procuratori aggiunti Antonino Di Maio e Giovanni Conzo e i pm Mario Dovinola e Fabio Santoni. L’attenzione delle indagini sarà focalizzata a valutare se l’intervento fosse adeguato al tipo di edificio, i magistrati hanno disposto una consulenza affidando l’incarico a degli ingegneri strutturisti. Verifiche verranno effettuate anche sulle impalcature e se ci fossero già stati eventuali alert. 

Carandini, doveroso accertare le responsabilità

Critico verso l’intervento in atto alla Torre è l’archeologo Andrea Carandini, che in un’intervista al Corriere della Sera.
“Mi sembrano evidenti i segni di una incompetenza tecnica. Penso sia mancata la presenza di un adeguato ingegnere strutturista in un delicatissimo manufatto del IX secolo”: questo il parere espresso dall’archeologo Andrea Carandini, in un’intervista al Corriere della Sera
sul crollo della Torre dei Conti.

Carandini ha ricordato come a Roma le competenze siano “divise tra la Sovrintendenza comunale, con la ‘v’, e le realtà statali: la Soprintendenza, con la ‘p’, Statale Speciale per Roma Capitale, il Parco Archeologico del Colosseo e dei Fori… È ora di ricondurre tutto sotto il controllo dello Stato centrale”.

“È impensabile”, ha aggiunto, “che, in un’era come la nostra in cui si hanno a disposizione le soluzioni tecnologicamente piu’ avanzate e sicure per gli interventi strutturali sul patrimonio culturale, sia avvenuto un crollo paragonabile a quello causato da un terremoto”.
“Valorizzare è più che legittimo”, ha osservato Carandini, “ma se per valorizzare un bene lo fai crollare, si procura un danno culturale enorme. In un bene cosi’ fragile occorreva procedere con interventi minimi. E non mi sembra che sia stato cosi’. Il troppo stroppia, come in certe operazioni di chirurgia estetica in cui si esce devastati e irriconoscibili. Penso sia necessario e doveroso stabilire le responsabilità”.

 

 

 

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