sabato, Luglio 12, 2025
spot_imgspot_imgspot_imgspot_img

Il Parlamento europeo ha bocciato la sfiducia nei confronti di von der Leyen

AGI – Il Parlamento europeo ha bocciato la mozione di sfiducia nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. I voti favorevoli sono stati 175, quelli contrari 360 e gli astenuti 18. I votanti sono stati 553 su 719.

Seppur scontato l’esito dell’iniziativa promossa dall’eurodeputato romeno dell’Ecr, Gheorghe Piperea, non manca di offrire dei segnali politici. Il primo fra tutti la scelta della delegazione di Fratelli d’Italia – insieme a uno schieramento dell’Ecr – di non partecipare al voto. Non un’astensione né un voto contrario, come inizialmente si prospettava per Fdi.

Fratelli d’Italia e la spaccatura nei conservatori

Il risultato è che i conservatori sono usciti spaccati: polacchi e romeni a favore della sfiducia; i belgi contro, gli italiani (e altri) assenti. “La nostra priorità resta quella di rafforzare la cooperazione sui singoli dossier con le forze politiche affini, sia al centro che a destra, che condividano i nostri obiettivi e sappiano andare oltre le barriere nazionali e i pregiudizi ideologici, cavalcando il vento del cambiamento generato dalle ultime elezioni europee”, hanno spiegato i capidelegazione di chi non ha partecipato alla votazione, tra cui Carlo Fidanza. Hanno ritenuto “controproducente alimentare divisioni interne all’Unione” in un “contesto internazionale complesso”. Una scelta che non poteva passare inosservata.

In primis dagli italiani che hanno votato a favore della sfiducia: il Movimento 5 Stelle e la Lega, che hanno rivendicato la propria coerenza. “Meloni è la stampella di von der Leyen”, hanno accusato i Cinquestelle. “Siamo l’unica forza del centrodestra contraria a questa Commissione”, ha insistito la Lega. Forza Italia esce dalla partita senza scossoni, compatta in difesa di von der Leyen (come d’altronde tutto il Ppe di cui fa parte).

Il caso Pd e gli assenti strategici

È stato più complicato per il Pd (e il gruppo dei Socialisti e Democratici) che fino a ieri sera era indeciso tra contrarietà e astensione. Alla fine ha optato per il sostegno a von der Leyen – spinto anche dalla concessione del Fondo sociale nel bilancio Ue – ma con tanti assenti, forse troppi. Per il Pd sono mancati all’appello sette voti, ma solo due hanno ufficializzato la scelta politica: Marco Tarquinio (che è indipendente, eletto nel Pd) e Cecilia Strada. “Mai con la destra ma questa von der Leyen non va bene”, è la sintesi del pensiero politico. Gli altri non hanno votato perché assenti o partiti prima (Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Matteo Ricci) o per problemi all’apparecchio (Brando Benifei). Anche Avs ha deciso di non partecipare al voto.

Le parole di von der Leyen dopo il voto

Von der Leyen ha seguito il voto da Roma dove partecipava alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. “In un momento di volatilità e imprevedibilità globale, l’Ue ha bisogno di forza, visione e capacità di agire. Abbiamo bisogno che tutti affrontino le nostre sfide comuni. Insieme. Quando forze esterne cercano di destabilizzarci e dividerci, è nostro dovere rispondere in linea con i nostri valori. Grazie e lunga vita all’Europa”, ha commentato su X.

Maggioranza a rischio nonostante la vittoria

Ma non finisce così. Deve fare i conti con i numeri che mancano alla sua maggioranza. La piattaforma che la sostiene (Ppe, S&D e Renew) può contare su 399 voti, ma quelli contrari alla mozione sono stati solo 322. Gli astenuti dieci, i favorevoli due (il socialista sloveno Matjaz Nemec e il liberale irlandese Ciaran Mullooly, entrambi per l’inazione di von der Leyen su Gaza), ma soprattutto gli assenti sono stati 65. Diventano 84 se si contano anche i Verdi. Von der Leyen ha perso, di nuovo, voti rispetto alle precedenti consultazioni che la riguardavano direttamente. Per confermarla alla presidenza della Commissione aveva ottenuto 401 voti, la sua Commissione era stata approvata con 370 voti.

 ​ Read More 

​ 

VIRGO FUND

PRIMO PIANO