AGI – Una giornata densa di contenuti politici e diplomatici quella svoltasi oggi tra Messina e Taormina, dove si celebra il settantesimo anniversario della storica Conferenza che nel 1955 segnò uno dei primi passi verso la costruzione dell’Unione Europea. Al centro dei lavori, le sfide attuali dell’Europa, a partire dall’allargamento ai Balcani occidentali. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, protagonista della giornata, prima della riunione ministeriale con i rappresentanti di diversi Paesi degli Stati membri e dei candidati all’ingresso UE, ha tenuto un bilaterale con la commissaria europea per l’allargamento, Marta Kos, focalizzando l’attenzione proprio sull’integrazione dei Paesi balcanici candidati all’adesione. Albania, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Kosovo e Bosnia-Erzegovina, insieme a Moldavia e Ucraina, rappresentano oggi il nuovo fronte della riunificazione europea.
Tajani ha sottolineato come l’obiettivo dell’Italia sia “accelerare i tempi”, con l’auspicio che l’ingresso dei Balcani possa avvenire “prima del 2030”. Un messaggio “forte”, ha precisato il ministro, per riaffermare la volontà di un’Europa “più grande, stabile e protagonista sullo scenario internazionale”. Il tema dell’allargamento si intreccia con quello della sicurezza e della difesa comune, tanto più urgente in un contesto geopolitico sempre più instabile. La commissaria Kos ha anticipato la prossima pubblicazione dell’Eurobarometro, che misurerà il sentiment dei cittadini europei sull’ampliamento dell’Unione.
Le questioni geopolitiche
Non solo Europa, però. A margine dei lavori, in un punto stampa con i giornalisti, si è parlato anche della crisi mediorientale. L’escalation tra Iran e Israele preoccupa Roma, ma il ministro ha rassicurato sulla sicurezza dei militari italiani presenti nell’area: “Non ci sono pericoli imminenti”, ha detto Tajani, pur riconoscendo che la situazione resta delicata.
In prima linea, le ambasciate italiane a Teheran e Tel Aviv, il cui personale, come riferito dal titolare della Farnesina, continuerà a garantire assistenza ai connazionali: “Sinché ci saranno italiani da aiutare, non possiamo lasciare le nostre sedi”, ha dichiarato Tajani, riportando il contenuto dei colloqui telefonici con l’ambasciatrice a Teheran Paola Amadei e l’omologo a Tel Aviv Luca Ferrari, elogiando al contempo l’impegno di tutto il corpo diplomatico e del personale di ambasciate e consolati.
Tajani ha anche comunicato ai giornalisti che “per ora non ci sono notizie su eventuali basi statunitensi in Italia coinvolte” in questa fase di escalation tra Iran e Israele. Intanto, l’Italia si prepara a rimpatriare i cittadini che intendono lasciare lo Stato ebraico. Sono in fase di organizzazione voli charter dall’Egitto, mentre si valuta la possibilità di partenze anche da Amman, se le condizioni di sicurezza lo permetteranno. “Non si tratta di evacuazioni“, ha precisato il ministro, ma di rientri volontari “a pagamento”, seguiti con attenzione dall’Unità di crisi del ministero.
L’evento di oggi non è stato solo un momento commemorativo, ma l’occasione per rilanciare una visione strategica dell’Europa: più ampia, più unita e protagonista nel mondo. Tajani lo ha ribadito con forza, indicando nella difesa dell’indipendenza dell’Ucraina e nella promozione del dialogo in Medio Oriente due cardini dell’azione europea. Un messaggio che da Taormina intende risuonare per ricordare che l’Europa, nata sulle ceneri della guerra, ha oggi il dovere di costruire la pace.