sabato, Luglio 27, 2024
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Ilaria Salis in aula in catene. Chiesti 11 anni di reclusione

AGI – La procura di Budapest ha chiesto 11 anni di carcere per Ilaria Salis, l’attivista antifascista arrestata con l’accusa di aver partecipato a un’aggressione a militanti neofascisti nella capitale ungherese. Secondo il quotidiano ungherese Magyar Nemzet, la 39enne milanese si sarebbe dichiarata innocente in apertura del processo a carico suo e di altri tre imputati, tutti stranieri.

 

Uno di essi, un cittadino tedesco, si è dichiarato colpevole ed è stato condannato con rito immediato a tre anni, pena per la quale farà ricorso sia l’accusa che la difesa. Trascorsi due terzi della pena potrà essere espulso dall’Ungheria e non potrà rientrarvi per cinque anni. Accusata di aver partecipato, con esponenti del gruppo di estrema sinistra ‘Hammerband’, a quella che le autorità ungheresi hanno definito una ‘caccia all’uomo’ tra il 9 e il 10 febbraio dell’anno scorso, Salis deve rispondere di tentato omicidio colposo in concorso e su è vista negare la revoca della custodia cautelare per il presunto pericolo di fuga. L’udienza, nella quale la donna è comparsa con schiavettoni ai polsi e alle caviglie, è stata aggiornata al 24 maggio 2024.

 

In un’aula gremita di interpreti italiani e tedeschi, sono iniziate le fasi preliminari del processo durante le quali se uno degli imputati si dichiara colpevole e accetta l’offerta di pena dell’accusa, il procedimento a suo carico viene dichiarato concluso. Salis, riporta il giornale ungherese online ‘Index’, è entrata in aula sorridendo. Dopo una breve presentazione dell’accusa, le sono stati tolti gli schiavettoni e si è rivolta al pubblico con un sorriso. Dopo un breve commento sono seguite le dichiarazioni degli imputati e Salis si è proclamata innocente: “Non ho commesso questi crimini” ha detto.

 

L’accusa 

 

I fatti che le vengono contestati risalgono allo scorso febbraio quando le strade di Budapest furono teatro di violente aggressioni, seguite alla manifestazione con cui gruppi neonazisti e di estrema destra commemorarono il tentativo di fuga delle truppe tedesco-ungheresi accerchiate a Budapest durante la seconda guerra mondiale. La prima aggressione avvenne il 9 febbraio, in piazza Fovam, nel centro della città, dove tre cittadini polacchi furono aggrediti da una banda di sette o otto persone. La seconda aggressione è avvenuta il giorno successivo, 10 febbraio, a Gazdagret, ai danni di un cittadino ungherese. La sera dello stesso giorno sono stati aggrediti un tedesco e una coppia ungherese.

 

Dalle indagini è emerso che gli aggressori avevano seguito a lungo ciascuna vittima, alcuni di loro hanno viaggiato con loro con i mezzi pubblici, con diversi trasbordi. Gyorgy Magyar, legale di Salis, ha piu’ volte denuncioato le condizioni di detenzione della donna. “La mia cliente sente di essere stato tenuto inutilmente sotto un regime carcerario eccessivamente stretto e di essere considerata alla stregua di un terrorista internazionale” ha detto al quoditiano Magyar Hang, “All’inizio non le era consentito nemmeno il contatto con i genitori”.

 

Il padre, Roberto Salis, ha detto a RTL Hirado di essere preoccupato per la figlia, che considera troppi 11 anni e che in Italia questi casi vengono giudicati con molta più indulgenza. L’amministrazione carceraria ha respinto come “falso” e bollato come “menzogne” le accuse contenute nel racconto fatto da una ex compagna di cella di Salis a Repubblica, secondo cui l’antifascista italiana sarebbe tenuta in una cella piena di topi e insetti. “La legislazione in materia e vari protocolli professionali regolano le condizioni di detenzione con norme rigorose” scrive l’amministrazione penitenziaria in una nota, “Negli istituti vengono effettuati continui controlli igienici e i detenuti ricevono un’adeguata assistenza sanitaria. E la presenza dei ratti è una bugia. Le accuse infondate danneggiano gravemente la buona reputazione dell’istituto penitenziario e dei suoi dipendenti”. 

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