venerdì, Dicembre 5, 2025
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In Italia 600 infarti al giorno, il 50% senza un evento pregresso

AGI – Nel nostro Paese, ogni giorno, si registrano 600 infarti, la metà dei quali arriva senza un evento pregresso. A lanciare l’allarme sono gli specialisti della Società italiana di cardiologia (Sic), in apertura dell’86esimo congresso nazionale, in corso a Roma fino al 7 dicembre.

“La sfida per il futuro, sulla base degli studi attualmente in corso e delle nuove Linee guida europee sulle dislipidemie, è curare la progressione della malattia aterosclerotica, stabilizzando le placche, per impedire i primi infarti“, spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente Sic e direttore del dipartimento di Scienze biomediche avanzate dell’Università Federico II di Napoli. “Ogni giorno in Italia si verificano circa 600 attacchi cardiaci – continua – la metà dei quali si manifesta senza essere preceduto da un evento pregresso. Tale scenario potrebbe essere scongiurato dall’impiego tempestivo delle terapie più innovative associate alle statine“.

Lo studio VESALIUS-CV e la prevenzione primaria

In questo ambito, lo studio VESALIUS-CV, pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine, apre la strada alla prevenzione primaria di eventi cardiovascolari, un risultato destinato a cambiare le strategie di prevenzione a livello globale. Il trial multicentrico condotto in 36 Paesi, ha seguito per oltre 4 anni 12.300 pazienti che non avevano mai avuto prima un evento cardiovascolare, ed erano già in trattamento con statine, per valutare l’efficacia di evolocumab e il suo impatto sulla riduzione della mortalità. L’anticorpo monoclonale inibitore di PCSK9, evolocumab, in associazione alle statine o altre terapie, ha dimostrato di ridurre in modo significativo il rischio di infarto e ictus anche nei pazienti ad alto rischio.

Colesterolo LDL e inerzia terapeutica

“Il colesterolo cattivo alto – ha dichiarato Ciro Indolfi, professore straordinario di cardiologia all’Università di Cosenza e past-president Sic – rappresenta il fattore di rischio più rilevante per gli attacchi cardiaci, anche in chi non ha mai avuto un evento acuto ma ha un alto rischio perché non riesce ad abbassare livelli elevati di colesterolo con le statine, seppure ben tollerate”.

“Purtroppo – commenta Gianfranco Sinagra, presidente eletto della Società italiana di cardiologia e direttore della Scuola di specializzazione e della Struttura complessa di Cardiologia dell’Università di Trieste – rimane dilagante un’inerzia terapeutica che ancora continuiamo a riscontrare nei pazienti e ciò viene confermato anche dai dati real-world dell’EuroAspire VI, un programma multicentrico della Società europea di cardiologia, che monitora l’aderenza alle linee guida nella prevenzione cardiovascolare“.

I nuovi target e l’innovazione orale

Secondo le stime di questo lavoro, in effetti, solo il 16,8 per cento dei pazienti ad alto rischio raggiunge il livello soglia di 70 mg/dL del colesterolo LDL e soltanto l’8,0 per cento dei pazienti ad altissimo rischio, scende al di sotto del valore target di 55 mg/dL del colesterolo LDL. “I trial di fase 3 – dice Sinagra – rivela che il farmaco ha ridotto significativamente il colesterolo LDL di oltre il 50 per cento, con un’efficacia sovrapponibile a quella degli anticorpi monoclonali iniettivi e un profilo di sicurezza paragonabile al placebo, evidenziando il potenziale rivoluzionario del primo inibitore del PCSK9 orale“.

“Questo farmaco – conclude Filardi – rappresenta un’opzione che mira a colmare i bisogni terapeutici di tutta quella maggioranza dei pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica che non riesce a ridurre il livello di colesterolo LDL alla soglia ideale per la propria condizione di rischio nonostante le terapie disponibili”.

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