AGI – Oltre 100 mila semi di 177 specie provenienti dall’Africa, ad alto potenziale salva pianeta, sono custoditi nel caveau delle Svalbard, in Norvegia, dove vengono conservati i campioni destinati a preservare la diversità delle colture in caso di calamità. Un trasferimento ad alta sicurezza è stato operato nei giorni scorsi, secondo quanto riferito dal Guardian, con una consegna molto speciale.
Tra le ultime pregiate specie africane custodite nella ‘cassaforte’ norvegese della biodiversità, c’è il seme della Faidherbia albida, un albero che trasforma l’azoto in ammoniaca e nitrati, e il Cordia africana, il teak del Sudan, un albero rinomato per la sua resistenza e durevolezza. “Per me, i semi sono una speranza. Si tratta di andare oltre la sopravvivenza, in particolare quando si proviene da luoghi che hanno attraversato momenti davvero difficili. Quando penso al mio paese, il Ruanda, e a ciò che è accaduto nel 1994, le banche dei semi sono state fondamentali per la ricostruzione dopo il genocidio”, ha riferito Eliane Ubalijoro, amministratore delegato del Center for International Forestry Research and World Agroforestry (Cifor-Icraf), incaricata del trasferimento dei pregiati semi.
Ubalijoro ha affermato che i paesi che hanno vissuto disastri e conflitti potrebbero emergere in futuro come leader nella lotta contro il collasso climatico.
“Abbiamo aree in Asia, Africa e America Latina che vanno dalla siccità alle zone umide, quindi c’è un’enorme opportunità di imparare dalla conoscenza dei popoli indigeni per creare la resilienza di cui abbiamo bisogno”, ha sottolineato l’esperta ruandese.
Una resilienza vitale per il pianeta e in particolare per le donne, che in Africa sono in prima linea nell’agricoltura. “In molti paesi in Africa, il 60% o più delle donne partecipa all’agricoltura. Dobbiamo garantire la biodiversità necessaria per proteggere queste “colture delle donne e assicurarci che siano prioritarie”, ha auspicato Ubalijoro.
“Sono una madre. Sento visceralmente il bisogno di preservare la biodiversità del nostro pianeta. Si tratta di creare insieme la possibilità di un futuro più verde e resiliente e di garantire che i paesaggi che amiamo oggi continuino a prosperare per le generazioni a venire”, ha concluso l’esperta ruandese. La Cop16, che si è conclusa a Roma, ha portato all’adozione di una “road map” che sancisce la mobilitazione di 200 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 per bloccare la perdita di biodiversità, proteggere gli ecosistemi del pianeta e le popolazioni indigene che da sempre contribuiscono a proteggerli. Il cosiddetto Fondo Cali prevede che, di questi 200 miliardi 30 saranno forniti dai paesi sviluppati a quelli poveri, rispetto ai circa 15 miliardi di dollari del 2022.