AGI – La guerra di Israele da oggi un po’ di più anche la guerra degli Stati Uniti. Non che Donald Trump abbia annunciato ancora di voler unire le sue forze a quelle di Benjamyn Netanyahu contro l’Iran, ma al quinto giorno, il presidente americano ha messo il cappello sul conflitto con una constatazione e una minaccia: controlliamo i cieli iraniani e sappiamo dove si nasconde Ali’ Khamenei. Così per l’Iran c’è una sola strada. Arrendersi e senza condizioni. Come spesso accade è da Truth che sono partiti i messaggi per Teheran.
“Ora abbiamo il controllo completo e totale dei cieli sopra l’Iran”, ha scritto nel suo primo post ricorrendo a un plurale che già preludeva a un coinvolgimento anche pubblico decisamente maggiore. Venti minuti dopo, la quasi discesa in campo. “Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto ‘Leader Supremo’. È un bersaglio facile, ma li’ è al sicuro”, ha spiegato. “Non lo elimineremo (uccideremo!), almeno non per ora. Ma non vogliamo che vengano lanciati missili contro civili o soldati americani. La nostra pazienza sta finendo”, ha avvertito.
E il messaggio è stato ancora più chiaro in un secondo post scritto a caratteri cubitali: “Resa incondizionata“. Trump riunisce oggi il suo gabinetto di sicurezza e secondo la stampa americana sta ormai seriamente valutando la partecipazione all’attacco. Lo ha fatto capire il vicepresidente JD Vance: Il presidente “potrebbe decidere di dover adottare ulteriori misure per fermare l’arricchimento nucleare iraniano”, ha scritto Vance.
Ufficialmente, l’obbiettivo della guerra è impedire a Teheran di dotarsi dell’atomica. Per quanto sul fatto che minaccia sia (o sarebbe stata) imminente vi sarebbero dubbi anche negli Usa: la Cnn ha rivelato che secondo gli 007 americani una bomba non sarebbe arrivata prima di tre anni. Dunque resta quel cambio di regime che per Israele, nelle parole del ministro degli Esteri Gideon Saar, sarebbe solo “una conseguenza”.
Khamenei, ancora chiuso nel bunker con la famiglia, avrebbe già ceduto una parte significativa dei suoi poteri ai pasdaran. Sul piano militare tutto è pronto. Alla base Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, ci sono già almeno 4 bombardieri pesanti B-52H Stratofortress, in grado di trasportare testate nucleari o altre munizioni a guida di precisione. Fox News ha rivelato che il Pentagono sta spostando nell’area altri caccia. Lo stesso presidente ha confermato di avere già dato una grossa mano a Netanyahu a intercettare i missili iraniani e smantellarne la contraerea. Fino a che punto è materia di propaganda da tutte le parti.
Le forze israeliane hanno annunciato di aver inflitto un altro duro colpo ai vertici militari iraniani, con l’uccisione del capo di stato maggiore Ali Shadmani. E proseguono i bombardamenti su siti militari e nucleari: Israele ne vuole distruggere almeno altro dieci. L’Aiea ha rivelato che i bombardamenti hanno avuto un impatto sulle aree di arricchimento dell’uranio nel sottosuolo di Natanz. Teheran ha fatto sapere che gli attacchi hanno provocato la morte, tra l’altro di, 10 bambini e 35 donne, e il ferimento di 1.800 persone. Senza pero’ aggiornare il bilancio totale delle vittime che domenica era di 224.
E la guerra è anche cyber. La rete internet è saltata in Iran oggi. E Teheran ha chiesto ai vertici militari di non usare app come Whattsapp e Telegram perché tracciabili da Israele. Dal canto suo l’Iran ha lanciato nel pomeriggio la decima ondata di attacchi con 8 missili e bombardieri sulle basi aeree nemiche, che secondo Israele hanno tutti mancato il bersaglio. Sarebbe andato invece a segno, per Teheran, il raid mattutino contro sedi dei servizi segreti israeliani, sia il Mossad sia l’intelligence militare Aman, con diversi morti. Il regime iraniano ha assicurato che quelli visti finora sono stati solo avvertimento.
Presto “sarà condotta un’operazione punitiva”, ha avvertito il capo di stato maggiore delle forze armate di Teheran, Amir Mousavi. Quindi “chi vive a Tel Aviv e Haifa farebbe bene ad andarsene”. In questo contesto, gli appelli di Francia, Gran Bretagna, Germania e Unione europea a tornare al tavolo dei negoziati arrivano come un’eco lontana.