sabato, Luglio 27, 2024
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Israele libera 2 ostaggi. E intanto bombarda Rafah. Gelo tra Biden e Netanyahu

AGI – Israele bombarda pesantemente l’area di Rafah, in preparazione dell’operazione di terra. Biden e Netanyahu sono ai ferri corti. Ma intanto un’altra azione dell’esercito israeliano ha consentito la liberazione di due ostaggi, che sono in buone condizioni: un blitz notturno condotto proprio nella città nel Sud dell’enclave. Fernando Simon Marman (60 anni) e Norberto Louis Har (70 anni) sono stati tratti in salvo grazie a un’operazione congiunta realizzata dall’esercito, lo Shin Bet e la polizia israeliana; erano stati rapiti dal Kibbutz Nir Yitzhak il 7 ottobre, si tratta della seconda operazione di questo tipo da allora.

 

 

Le tensioni (crescenti) tra Washington e Tel Aviv

Intanto Biden e Netanyahu appaiono ai ferri corti. Il presidente Usa giudica “esagerata” la campagna militare a Gaza e preme sul premier che si prepara a invadere Rafah, perché “protegga i civili”. Israele però non si ferma, nonostante nell’area della città, un fazzoletto di terra, abbiano trovato rifugio migliaia di palestinesi in fuga dai combattimenti nel resto dell’enclave. I bombardamenti della notte hanno causato la morte – secondo fonti palestinesi – di almeno una cinquantina di persone.

 

Biden e Netanyahu, che non si parlavano da più di tre settimane, sono stati al telefono per tre quarti d’ora. Non è stato un colloquio facile. La Casa Bianca è sempre più in allarme per i piani di Israele e gran parte della conversazione, durata 45 minuti, si è concentrata sulla proposta di una pausa umanitaria prolungata che consentirebbe il rilascio degli ostaggi ancora detenuti.

 

Biden chiede la protezione dei palestinesi, ma non è chiaro, lo ha ammesso la stessa Casa Bianca come i civili – 1,3 milioni, ammassati in rifugi di fortuna, tenuti in vita da un rivolo di aiuti, sempre più scarso – potrebbero essere risparmiati. Il presidente e il primo ministro hanno avuto un botta e risposta piuttosto serrato, Biden ha detto a Netanyahu che gli Usa non sosterranno una tale operazione a meno che Israele non abbia un piano per i civili “che sia stato effettivamente pianificato, preparato e attuabile“.

La posizione dell’Egitto

Intanto l’Egitto ha minacciato di sospendere il suo trattato di pace con Israele se invierà truppe a Rafah. La minaccia di sospendere gli accordi di Camp David, una pietra miliare della stabilità regionale da quasi mezzo secolo, è arrivata dopo che Netanyahu ha detto che l’invio di truppe a Rafah è indispensabile, è la chiave per piegare Hamas che nella città avrebbe ancora quattro battaglioni. Anche Hamas ha minacciato di “far saltare” i colloqui in caso di invasione. La speranza è appesa proprio ai colloqui che potrebbero riprendere martedì al Cairo con l’arrivo di William Burns, il direttore della Cia. Burns è la persona di riferimento di Biden negli sforzi per garantire un accordo: inviarlo al Cairo mette sotto pressione sui mediatori del Qatar e dell’Egitto affinché convincano Hamas e il movimento islamista firmi un accordo che Israele possa considerare accettabile.

 

Al Cairo martedì dovrebbe arrivare anche una delegazione israeliana: il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, il militare ai vertici della Difesa a cui e’ affidato il negoziato. Prevista la partecipazione anche del primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, e del capo dello spionaggio egiziano Abbas Kamel. 

 

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