domenica, Ottobre 6, 2024
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Israele, Sa’ar al posto di Gallant? Ore decisive per il ‘cambio’ nel governo di Netanyahu

AGI – Se la settimana scorsa sulla scena politica israeliana, tra la guerra a Gaza e le massicce proteste a favore di un accordo per riportare a casa gli ostaggi, si era tornati a parlare della possibilità di un governo di unità nazionale, nelle ultime dodici ore a catturare l’attenzione del Paese sono state le voci di un imminente cambio della guardia al ministero della Difesa, con Yoav Gallant che verrebbe sostituito da Gideon Sa’ar. L’ingresso del leader di destra New Hope nel governo sembrerebbe cosa fatta, così ha riferito l’emittente tv pubblica Kan, parlando, se non ci saranno intoppi, di un annuncio nel giro di poche ore. L’accordo sarebbe stato raggiunto e anche l’opposizione di Sara, la potente moglie del premier Benjamin Netanyahu, sarebbe venuta meno, secondo Haaretz.

 

A spingere in questa direzione avrebbero giocato più forze: i partiti ultraortodossi al potere vogliono chiudere la partita della leva militare obbligatoria, con l’adozione di una legge che permetterebbe massicce esenzioni per gli studenti della yeshivah. Già da qualche settimana hanno minacciato ritorsioni sulla votazione del bilancio. Sulla questione del reclutamento, Gallant da tempo si è messo di traverso, insistendo per una normativa che abbia un sostegno bipartisan, sia della coalizione che dell’opposizione, insieme ai vertici della sicurezza. Sa’ar invece è visto come più flessibile. Da parte sua, il leader di New Hope, nella nuova posizione, conquisterebbe la sopravvivenza politica che al momento viene data per incerta, dopo l’esperienza fallimentare dell’unione con Benny Gantz alle elezioni e il breve periodo nella compagine governativa ‘allargata’, da ottobre a marzo, senza pero’ accedere al tanto agognato gabinetto di guerra.

 

Quanto a Netanyahu, è probabilmente convinto che questo gli permetterà di superare gli ostacoli e sopravvivere alle pressioni che via via sono aumentate di recente, mantenendo in vita il governo, a lui quanto mai necessario viste le beghe giudiziarie. Netanyahu e Sa’ar si conoscono bene: il secondo viene dalle fila del Likud, ma da suo delfino si è trasformato in avversario. Una mossa che Sara non gli ha mai perdonato e che oggi gli avrebbe fatto dire che “Sa’ar ha tradito in passato e tradirà ancora in futuro, non ci si dovrebbe fidare di lui in alcun modo”. Nel dicembre 2019 aveva sfidato Netanyahu alle primarie e aveva perso sonoramente. Tempo un anno e se ne era andato dal partito, sbattendo la porta e accusando Netanyahu di non essere adatto a guidare il Paese. Da allora, per anni, “hai predicato quanto fosse corrotto Netanyahu”, ha ricordato a Sa’ar il nuovo leader laburista Yair Golan, sottolineando che “se entri nel governo sarai esattamente ciò che hai sostenuto contro di lui”.

 

Che i rapporti tra Gallant e il premier non siano idilliaci, e da molto tempo, è cosa risaputa. Un nuovo minimo è stato toccato alla fine di agosto durante una riunione del gabinetto di sicurezza sul corridoio Filadelfia che si è conclusa – dopo urla e minacce – con un voto durante il quale si è espresso contro solo il ministro della Difesa. Tra i temi che li vedono opposti, la gestione dei negoziati ma anche un possibile conflitto su larga scala contro Hezbollah, prospettiva sulla quale Netanyahu sembra spingere e il ‘suo’ ministro della Difesa frenare. I due, ai ferri corti da molto tempo, si sono già trovati in una situazione simile: nel marzo 2023 Netanyahu licenziò il ministro della Difesa per aver pubblicamente criticato la controversa riforma della giustizia che l’esecutivo stava portando avanti. Ma le vaste proteste di piazza che allora scoppiarono costrinsero il capo di governo a tornare sui suoi passi.

 

Anche oggi, con il diffondersi delle voci, la piazza ha cominciato a mobilitarsi. Oltre un migliaio di manifestanti si sono riuniti sotto casa di Sa’ar mentre il Forum dei familiari degli ostaggi ha esortato il leader di New Hope a non unirsi a “questo governo che abbandona gli ostaggi”. “Dobbiamo fermare questa mossa sconsiderata e pericolosa prima che sia troppo tardi per i 101 rapiti rimasti”, ha aggiunto l’organizzazione, esortando a protestare sotto la sua abitazione a Tel Aviv. Pure gli Usa, in forma privata, hanno espresso perplessità: funzionari americani hanno trasmesso il messaggio alla stampa israeliana che sostituire un ministro della Difesa come Gallant nel mezzo della guerra a Gaza e mentre si teme un allargamento del conflitto al Libano sarebbe “una follia”. Le fonti Usa hanno esaltato l’esperienza di Gallant nel suo ruolo attuale, sostenendo che le ragioni dietro il suo potenziale licenziamento siano politiche.

 

A favore dell’ingresso di Sa’ar nel governo si è espresso il ministro per la Sicurezza nazionale e leader di estrema destra Itamar Ben-Gvir, nonostante la mossa sia vista come un modo per Netanyahu per indebolire la sua posizione e neutralizzare le sue dichiarazioni incendiarie che spesso mettono in difficolta’ il governo. Il leader di Otzma Yedudit è per la linea dura e spinge per fare terra bruciata a Gaza e aprire anche un nuovo fronte con Hezbollah in Libano. “Da molti mesi ho chiesto al primo ministro Netanyahu di licenziare Gallant ed e’ giunto il momento di farlo, immediatamente. Abbiamo bisogno di prendere una decisione a nord e Gallant non è l’uomo giusto per guidarla”, ha commentato. Il diretto interessato intanto prosegue con il suo lavoro: oggi ha visto Amos Hochstein, il consigliere speciale del presidente Usa Joe Biden in visita in Israele, e gli ha “sottolineato che Hezbollah continua a legarsi ad Hamas e quindi l’unico modo che ci resta per riportare i residenti del nord nelle loro case sarà attraverso l’azione militare”. 

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