AGI – Il leader populista olandese, Geert Wilders, ha ritirato il suo Partito della Libertà (Pvv) dalla coalizione al potere a causa di uno scontro con gli alleati sull’immigrazione. Il primo ministro, Dick Schoof, ha bollato la decisione come “inutile e irresponsabile” e, dopo aver presentato al Re le dimissioni dei ministri del Pvv, è atteso il 4 giugno alla Camera per riferire. Schoof ha annunciato che intende andare avanti come capo di un governo ad interim.
L’ultima parola spetta però al Parlamento, che potrebbe decretare il proprio scioglimento e aprire la strada a nuove elezioni anticipate dopo quelle che, lo scorso 22 novembre, seguirono la rinuncia dell’allora premier Mark Rutte. Il rischio è che si apra per la quinta economia dell’Ue un lungo periodo di incertezza. Nei Paesi Bassi occorrono quattro mesi per organizzare un voto anticipato e i precedenti non sono rassicuranti: dalle dimissioni di Rutte, avvenute l’8 luglio 2023, all’insediamento del governo Schoof trascorse infatti un anno. E i tre partiti rimasti nella coalizione – i liberali del Vvd, i cristiano-democratici del Nsc e gli agrari del Bbb – hanno poche possibilità di costruire una maggioranza alternativa. Frans Timmermans, capo della coalizione rosso-verde all’opposizione, ha già chiarito che non intende collaborare in alcun modo con i conservatori.
Le ragioni del divorzio
Il consiglio di gabinetto durante il quale Wilders ha comunicato la rottura agli ex alleati sarebbe durato, secondo i media dei Paesi Bassi, appena quindici minuti. Il cosiddetto “Trump olandese” ha accusato gli altri partiti di tirare troppo per le lunghe l’attuazione di quella che era stata annunciata come “la politica migratoria più restrittiva” nella storia del Paese. Wilders aveva chiesto una chiusura totale delle frontiere ai richiedenti asilo, lo smantellamento dei centri per i rifugiati e l’espulsione dei cittadini con doppia cittadinanza condannati per reati. Se queste proposte non hanno incontrato il consenso degli alleati non è stato però per la loro radicalità, o almeno non solo: nei mesi passati più di un esperto le aveva valutate inapplicabili o incostituzionali.
Secondo alcuni politici liberali, interpellati dalla stampa, la verità sarebbe un’altra: la necessità di aumentare le spese per la difesa, indifferibile dal momento che sarà l’Aia a ospitare tra poche settimane il vertice Nato, si sarebbe rivelata inconciliabile con quel blocco degli affitti che in campagna elettorale era stata la grande promessa spot del Pvv. A ciò si aggiungano le ambizioni frustrate di Wilders che, uscito vincitore dalle elezioni del novembre 2023, aveva sperato di guidare l’esecutivo e invece si è ritrovato a doversi fare da parte in favore di una figura più tecnica e moderata come Schoof.
La scommessa di Wilders è che il Pvv alle prossime elezioni raggiunga un’affermazione tale da consentirgli di raggiungere il suo obiettivo. I sondaggi però hanno due volti: da una parte il Pvv rimane il primo partito, dall’altra il cartello GroenLinks-PvdA di Timmermans continua a crescere ed è sempre più vicino.